Adozioni internazionali. Scagliusi (M5S): “Il crollo del 50% è iniziato da quando le famiglie non ricevono più rimborsi. La Cai cambi marcia: impossibile fare peggio degli ultimi anni”

scagliusiIl crollo delle adozioni internazionali in Italia è iniziato proprio quando le famiglie adottive hanno cominciato a non ricevere più i rimborsi delle spese sostenute o a riceverli molto a rilento. Solo una coincidenza? O esiste un legame di causa ed effetto tra i due fenomeni? Il deputato del Movimento 5 Stelle Emanuele Scagliusi propende per la seconda ipotesi e vede proprio nei mancati rimborsi una delle motivazioni principali della calo del 50% dei minori stranieri accolti in Italia dal 2011 al 2015.

Nel mese di maggio, la Commissione Adozioni Internazionali ha finalmente fornito il dato complessivo sui bambini provenienti dall’estero e adottati nel nostro Paese negli ultimi due anni. Secondo quanto riferito dalla vicepresidente Silvia Della Monica, sarebbero stati 2.206 nel 2014 e 2.216 nel 2015. Numeri sulla cui attendibilità resta qualche dubbio, in quanto non suffragati da dati specifici Paese per Paese ed ente per ente. Certamente meno dettagliati di quelli pubblicati il 3 maggio da “Vita” che, per il 2015, parlava di 1.876 minori stranieri adottati in Italia. Ovvero meno della metà di quelli accolti nel 2010, quando furono 4.130, e nel 2011, anno in cui i minori stranieri adottati in Italia si fermarono a quota 4.022 e fecero segnare l’inizio del declino proseguito poi negli anni successivi. Proprio le famiglie che hanno completato le procedure adottive nel 2011 sono le ultime ad aver ricevuto i rimborsi per le spese sostenute per l’iter. Alcune di esse, anzi, stanno ancora attendendo le somme a loro spettanti. Poi più nulla, neanche un euro di rimborso.

“I dati finalmente pubblicati dalla Cai dimostrano quanto incidano i mancati rimborsi sul crollo delle adozioni internazionali in questi ultimi anni”, ha detto Scagliusi. Il quale ha anche ricordato il suo ordine del giorno alla legge di Stabilità 2016, accolto dal governo, con cui l’esecutivo si è impegnato a “valutare l’opportunità di sostenere la Cai nella sua attività di risoluzione dei rimborsi delle procedure adottive”, assicurando così alla Commissione la dotazione finanziaria necessaria. “Tuttavia, ad oggi, le famiglie sono ancora in attesa”, ha evidenziato il deputato pugliese, già più volte intervenuto, con diversi atti parlamentari, per denunciare le disfunzioni che hanno caratterizzato l’attività della nostra Autorità Centrale negli ultimi 2 anni.

L’8 giugno il ministro Maria Elena Boschi, un mese prima nominata nuova presidente della Cai, ha annunciato lo stanziamento di 20 milioni di euro destinati proprio ai rimborsi spese per le famiglie adottive. Si tratta di 12,5 milioni previsti dal Fondo per le adozioni internazionali e destinati ai rimborsi, più altri 7,5 milioni “derivanti dai riporti relativi alle annualità precedenti”, come spiegato dalla stessa Boschi, smentendo di fatto quanto affermato precedentemente da Della Monica che aveva parlato di mancanza di denaro dovuta a un “uso scriteriato dei fondi della Commissione” da parte delle gestioni precedenti della Cai.

Una confusione non nuova nello stile di questo governo, come denunciato ancora da Scagliusi, che cita anche i 15 milioni stanziati dalla legge di Stabilità proprio per il Fondo adozioni internazionali per ciascun anno a partire dal 2016. In tutto farebbero 35 milioni. Ma non è del tutto chiaro– ha detto il deputato M5S – se saranno interamente utilizzati per il sostegno alle adozioni internazionali oppure se solo una parte sarà destinata a tale scopo, visto che almeno per i 15 milioni annui stanziati a decorrere da quest’anno si parla di sostegno alla Cai in generale.

“Adesso le risorse a disposizione sono note – ha concluso Scagliusi – e mi aspetto un netto cambio di marcia da parte della Cai, dopo tre anni di muro insormontabile di Silvia Della Monica: ritengo alquanto improbabile fare peggio della vecchia gestione”.

Di fatto restano da rimborsare le 2.469 coppie che hanno adottato nel 2012, le 2.291 del 2013 e tutte quelle del 2014 e 2015, il cui numero non è ancora noto. Continuare a lasciare queste famiglie in attesa delle somme spettanti non farebbe altro che scoraggiare le altre coppie desiderose di aprirsi all’adozione, frenate dal timore di non recuperare neppure un euro dei soldi spesi per le procedure.

 

Fonte: PugliaIn