Il “decalogo” di Maria Elena Boschi per tentare di salvare l’adozione internazionale. Un compito più difficile del previsto

boschi-dellamonicaMaria Elena Boschi nella sua qualità di neo presidente della CAI (Commissione Adozioni internazionali) nel corso dell’audizione di mercoledì 20 luglio in commissione Giustizia alla Camera, ha indicato la “ricetta” per tentare di tirare fuori l’adozione internazionale  dalle sabbie mobili nelle quali è stata fatta precipitare a causa di “disfunzioni, o comunque carenze organizzative” che hanno ‘costellato’ gli ultimi 2 anni e mezzo di CAI sotto l’egida della vicepresidente Silvia Della Monica: quasi tre anni in cui è andato distrutto ciò che di buono in più di 15 anni si è fatto, ovvero da quando è stata istituita la CAI e il sistema  degli enti autorizzati (16 novembre 2000).

Riuscirà il ministro Boschi in questa impresa sperando che il malato (le adozioni internazionali ndr) non sia entrato ormai in un “coma irreversibile” ? 

Le famiglie, gli enti autorizzati (anche se non tutti), le associazioni familiari e soprattutto migliaia di bambini abbandonati se lo augurano…Certo è che si stanno perdendo giorni preziosi: ogni minuto che passa è “essenziale”: è una situazione che va affrontata subito e di petto, senza indugi e ulteriori ritardi. Altrimenti il clima di odio che è stato instillato nel sistema delle adozioni internazionali non solo non finirà, ma si inasprirà sempre di più.

Ecco il decalogo della Presidente Boschi

1) Le Adozioni Internazionali sono una ricchezza per l’Italia

Innanzitutto la neo presidente Boschi ci tiene a ribadire la positività delle adozioni internazionali, che devono tornare “se ci sono le condizioni e nel rispetto delle regole” a crescere. “Le Adozioni Internazionali sono non soltanto un elemento di generosità delle famiglie che decidono di  intraprendere questo percorso ma anche di maggiore ricchezza per il nostro Paese…I nuovi cittadini italiani sono intelligenze, capacità, prospettive future importanti per il nostro Paese e che credo ci abbiano arricchiti in questi anni”.

2) La CAI è una Commissione e come tale deve operare

La CAI non è un organo monocratico ma collegiale improntato alla logica della trasparenza, confronto e legalità. “La mia prima iniziativa una volta diventata presidente – ha detto –  è stata quella di chiedere che venissero individuati i sostituti dei membri della Commissione che nel frattempo sono decaduti o si sono dimessi per varie ragioni per poter reintegrare il plenum della Commissione” in modo tale da riprendere fin da settembre il normale funzionamento.

3) Imprescindibile la collaborazione della CAI con gli Enti autorizzati

E’ necessario ripristinare un rapporto di maggior confronto – precisa Boschi –  collaborazione  e periodicità con gli enti che poi devono lavorare nei Paesi”Confronto e collaborazione necessari per evitare di ricadere nella stessa paralisi degli ultimi due anni. Per questo la neo presidente Boschi ha messo in evidenza che bisogna “salvaguardare sempre quel rispetto della legalità e della trasparenza anche nel rapporto con gli enti che poi sono chiamati a svolgere un ruolo di intermediazione”.

4) La CAI deve tornare ad essere un punto di riferimento per le famiglie

E’ necessario ripristinare una linea dedicata alle famiglie. La Commissione intende ripristinare anche un accesso diretto – ha precisato – con un numero a disposizione per le famiglie per poter avere un’interlocuzione costante sia nella fase precedente all’adozione che successiva”. Proprio le famiglie, infatti, sono quelle che maggiormente si sono sentite abbandonate negli ultimi due anni dalla vicepresidente Della Monica. La neo presidente Boschi ha fatto riferimento anche al ruolo ricoperto dalle associazioni che rappresentano le famiglie.

Occorre non solo ripristinare ciò che di buono c’era e che in questi ultimi 2 anni e mezzo è stato “cancellato” ma anche pensare a qualcosa di nuovo per rilanciare l’ adozione internazionale: ecco allora gli altri  punti.

5) 62 enti autorizzati sono troppi

Si deve anche valutare (come previsto dalla normativa che disciplina la CAI) la possibilità di “forme di aggregazione e collaborazione tra entiperché molto numerosi nel nostro Paese”Per la neo presidente Boschipiù sono gli enti,  più è complicata la gestione del rapporto con gli altri Paesi e quindi già oggi è previsto che in qualche modo si debba cercare d’incentivare anche forme di maggiore collaborazione, coesione e meno frazionamento tra i vari enti che operano, riconoscendo anche il lavoro importante che è stato fatto in molte realtà”.  “Eventuali coordinamenti o possibili aggregazioni di quelli più piccoli – aggiunge -, può consentire economie di scala o maggiore efficienza sia nei Paesi stranieri sia in Italia”.

6) Una CAI più “moderna”

E’ necessario aggiornare il DPR 108 (del 2007) che “ormai da dieci anni disciplina la CAI perché sono cambiate le esigenze e anche il tipo di professionalità e di competenze chiamate a contribuire al buon funzionamento della CAI per quanto concerne la relazione con i Paesi esteri, con le famiglie e i percorsi socio educativi”.

7) Più veloci  i tempi delle procedure adottive

Per la neo presidente Boschi “abbiamo procedure che purtroppo comportano dei tempi ancora abbastanza lunghi, e questa è ovviamente una criticità che viene riscontrata da molti”Boschi ha sottolineato  come “snellire le procedure sia l’obiettivo di tutti…per non gravare con oneri burocratici che spesso sono sovrapposizioni o richiesta di documentazione che la Pubblica Amministrazione può anche ottenere senza un gravame per il cittadino”. Infatti “dobbiamo ammettere che non rispettiamo la tempistica prevista dalla legge – ha detto  –  e quindi siamo oltre i 6 mesi e mezzo previsti e sicuramente su questo dobbiamo cercare di intervenire per essere più rispettosi dei tempi”.

8) Linee guida regionali per procedure omogenee

C’è una“situazione molto eterogenea sul territorio”. E’ quindi necessario istituire “delle linee guida che possono essere più uniformi e possano poi garantire su tutto il territorio italiano delle pratiche simili per non creare disparità tra i nostri cittadini a seconda della regione in cui vivono”.

9) Una strada per recuperare risorse finanziarie

Anche i costi per adottare un minore continuano ad essere alti con il risultato che scoraggiano le adozioni internazionali. I rimborsi erogati dalla CAI (peraltro fermi al 2011)  vedono risorse sufficienti per il ‘passato’ ma per il futuro? Una strada potrebbe essere quella di “diversificare il rimborso delle spese sostenute dalle famiglie per l’adozione sulla base dell’Isee”.

10) Indispensabile  uno stretto rapporto con il Ministero degli Affari Esteri 

La neopresidente Boschi ha, infine, precisato che sul fronte internazionale “non è un caso che la CAI debba lavorare in stretta connessione con il MAECI (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale)” “proprio perché hanno relazioni internazionali con i Paesi rispetto ai quali si compiono percorsi di adozione internazionale che spesso sono accompagnati da rapporti più ampi di carattere politico istituzionale tra i due Paesi e riguardano progetti di Cooperazione in loco per minori che restano nei Paesi di origine sia sulla formazione degli educatori che vivono nelle strutture e accompagnano il percorso precedente all’adozione e che sono molto importanti e da questo punto di vista il nostro impegno è forte”.

E…ora …tutti al lavoro !