Famiglia. Trascrizione all’anagrafe di nascite di bimbi per coppie gay: se i comuni iniziano a dire no

Da due casi di cronaca legati a due tentativi di forzatura del diritto esistente e vigente nel nostro Paese, è possibile cogliere alcune avvisaglie di un vento che, almeno in alcune realtà locali, sembra non volersi assuefare all’ondata di accondiscendenza nei confronti di chi calpesta scientemente il diritto prevalente dei bambini tutelato a livello nazionale e internazionale per il bisogno di soddisfare una voglia personale

famiglia. Se i comuni iniziano a dire no alla stepchild adoptionPiacenza e Pesaro: riparte da queste due città il sussulto che potrebbe incrinare i sogni più reconditi dei sostenitori del diritto di calpestare i diritti dei bambini a non nascere già orfani nel nostro Paese. Nella prima città, infatti, racconta il sito web Lettera 43, una mamma lesbica si è auto-denunciata presso i carabinieri per essere stata ‘costretta’ a dichiarare il falso sulla nascita di sua figlia, ottenuta attraverso l’espediente della fecondazione eterologa con seme di donatore sconosciuto: di fatto, la bimba è già orfana di padre, ma la madre voleva che venisse riconosciuta dall’ufficiale dell’anagrafe, in spregio a ogni normativa italiana, come figlia di due mamme. Consenso non ottenuto: il Comune di Piacenza non è evidentemente consenziente, a differenza di altre realtà locali italiane, quando si tratta di mettere sul piatto della bilancia i limiti alla generatività ‘creativa’ tanto in voga ai nostri giorni.

Nulla da fare anche per un’altra coppia di lesbiche che aveva fatto richiesta, presso l’anagrafe di Pesaro, di trascrivere la nascita del bimbo di una delle due anche stavolta come figlio di entrambe. La notizia è stata raccontata, tra gli altri, dal Fatto Quotidiano: “Le donne – si legge nell’articolo – non hanno ottenuto il riconoscimento del bambino – avuto da una partner con fecondazione artificiale all’estero tramite donatore sconosciuto – con doppia genitorialità”. Correttamente, l’ufficio del Comune, ha bloccato la pratica chiedendo alla Prefettura di Pesaro Urbino un’autorizzazione che non è mai arrivata. L’incartamento, piuttosto, è arrivato fino al Ministero degli Interni, attualmente in carico a Matteo Salvini. Nel frattempo, il bimbo ha una sola madre, come d’altronde tutti quanti noi: quella biologica.

Questi due casi di rifiuto della cosiddetta ‘stepchild adoption’ (adozione del figlio del partner), mai riconosciuta in Italia, fanno riflettere circa la cautela e la necessità di rispettare il diritto in questo tipo di questioni. E non è da escludere che possano provocare, nel prossimo futuro, un positivo effetto-domino ancor più dirompente, inducendo altre realtà comunali a non autorizzare deliberatamente per il capriccio di due adulti la condizione di orfano ‘alla nascita’ di un bambino.

 

Fonte: Lettera 43

Fonte: Il Fatto Quotidiano