Tolti cinque figli a una famiglia in difficoltà: ma è sempre la soluzione migliore?

Con tremila euro mensili si sarebbe potuto sostenere la famiglia, così lo Stato ne spenderà 30mila al mese

Quanto costano allo Stato i bambini tolti alle famiglie e presi in carico dai Servizi sociali? Tanto, più di quanto si possa immaginare. E quanto costerebbe, alle casse pubbliche, il sostenere piuttosto quei nuclei famigliari per evitare che quei bambini debbano essere allontanati dalla loro famiglia? Infinitamente meno.

Per fare un esempio concreto, secondo un calcolo del presidente dell’associazione La Caramella Buona Onlus, Roberto Mirabile, che preso carta e penna per scrivere una lettera al quotidiano LaPressa, cinque bambini recentemente tolti alla famiglia dai Servizi sociali (siamo in Emilia Romagna) non per questioni di maltrattamento ma per le difficoltà culturali e soprattutto economiche dei genitori, costerà alle casse pubbliche circa 30mila euro al mese.

“Con tremila euro al mese – ha scritto Mirabile al direttore del quotidinao – invece, potremmo sostenere tutta la famiglia, riunendo i bambini ai loro genitori, non dico dando direttamente i soldi in mano a loro, ma facendoli gestire oculatamente da assistenti bravi e scrupolosi (e ce ne sono) fornendo buoni pasto e materiale utile alla famiglia. Ripeto: tremila euro al mese, contro trentamila euro, ovvero praticamente un decimo di quanto si spende oggi. Ricordo (…) che parliamo di genitori in difficoltà economica e culturale, bisognosi di aiuto avendo cinque figli da crescere”.

“Dal punto di vista economico – aggiunge invece il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffinidunque, visto che oggi, leggendo i quotidiani, tutto sembra ridursi al mero calcolo, non sembrerebbero esserci dubbi su quale sia la strada migliore da seguire. Eppure, evidentemente, quando si parla di famiglia e figli così non è. E proprio le famiglie, soprattutto quelle numerose, continuano a faticare, senza sostegno adeguato da parte delle istituzioni. E, anche quando il supporto c’è, ci si imbatte in una burocrazia talmente complessa da scoraggiarne quasi l’accesso. Poi ci stupiamo se le famiglie non fanno più figli”.