Gli effetti negativi del lockdown: “Quando un bambino non dorme è l’intera famiglia che non dorme”

Dal Marocco un interessante studio. Lo psichiatra: “I bambini soffrono tanto quanto gli adulti. Solo che sono più in grado di nascondere l’ansia”

Quando un bambino non dorme, tutta la famiglia non dorme. Il confinamento o lockdown per il Coronavirus mette infatti i nervi dei bambini a dura prova. La conferma arriva da un interessante seminario tenutosi recentemente in Marocco e organizzato congiuntamente dalla Società marocchina di psichiatria e dalla Società Marocchina di pediatria. “I bambini vivono in un ambiente molto ansiogeno legato alla malattia e al confinamento. I loro riferimenti e il loro ritmo di vita sono stati partocolarmente rovesciati. Questo contesto può generare alcuni sintomi clinici che differiscono in base all’età dei bambini, senza contare le violenze familiari che si sono accentuate – ha dichiarato durante il seminario Nawal Khamlichi, pedopsichiatra e presidente della Soiectà marocchina di pedopsichiatria e delle professioni associate (SMPPA) – Invece, altri bambini si sono adattati molto bene. Questo confinamento è stata l’occasione per alcune famiglie di dialogare e di essere più propensi alla condivisione”.

Ma per molti, il confinamento ha suscitato un rovesciamento per il quale l’adattamento, necessario, non è stato sempre evidente. E’ il caso dei bambini che prima erano seguiti da psicologi, psicomotori, ortofonisti o pedopsichiatri. La riduzione drastica delle consultazioni ha portato a un aumento di alcuni disturbi, e anche a regressioni. “I genitori si sono ritrovati costretti a gestire questi problemi, oltre a seguire la loro istruzione e i doveri professionali – ha sottolineato ancora Nawal Khamlichi – Dobbiamo unire le azioni nei confronti di bambini e genitori al fine di sostenerli meglio durante il confinamento, ma anche nel deconfinamento”, suggerisce la pedopsichiatra.

Bambino non dorme lockdown: ecco perché aumenta l’ansia

Hassan Kisra, professore di istruzione superiore in psichiatria e capo del servizio di psichiatria infantile all’ospedale Arrazi Rabat-Salé, sempre in Marocco, ha inoltre affermato di aver ricevuto più chiamate da genitori preoccupati dall’aumento dei disturbi d’ansia dei loro figli. “Dall’inizio di questa epidemia, le consultazioni sono diventate sempre più legate ai disturbi d’ansia – ha detto – Di solito si ritiene che l’ansia non sia un disturbo fastidioso. Ma in questo periodo, prende completamente il sopravvento. Abbiamo a che fare con bambini sopraffatti dall’ansia; alcuni hanno problemi a dormire. Tuttavia, quando un bambino non dorme, l’intera famiglia non dorme”.

Per il professo Kisra, la fine dell’epidemia non significherà la fine dell’impatto psicologico del confinamento. “Tutti gli studi che hanno valutato lo stato psicologico dei bambini in tempi di catastrofi, siano esse catastrofi naturali o guerre, sono unanimi sulla sofferenza dei bambini: soffrono tanto quanto gli adulti, solo che sono più in grado di nascondere le manifestazioni di ansia – ha affermato ancora – Questi sono bambini e adolescenti che hanno maggiori probabilità di sviluppare disturbi dell’umore e dell’alimentazione, depressione, comportamenti di dipendenza, fobie scolastiche o ansia da prestazione. Per non parlare del fatto che l’ansia dei bambini aumenta quella dei genitori e viceversa. È quindi un intero circolo vizioso che può aver luogo molto rapidamente, generando così un’epidemia di ansia”.