Coronavirus. Fondi per il Terzo Settore: contributo o lotteria?

Dal punto di vista del clima sociale, suscitare aspettative che vengono poi così clamorosamente disattese rischia di far crescere la rabbia

Si succedono in queste settimane comunicazioni della pubblica amministrazione, a livello regionale e nazionale, di bandi a sportello perchè le aziende possano chiedere il rimborso delle spese sostenute per affrontare l’emergenza Coronavirus. Sono bandi volti soprattutto al rimborso dei dispositivi di protezione individuale, ma riguardano anche altri ambiti sia aziendali (a inizio aprile la Lombardia ha finanziato iniziative per lo smart working) sia per le famiglie (dovrebbe essere a sportello anche il bonus bici previsto dal decreto rilancio).

Queste iniziative vengono ampiamente pubblicizzate da chi le promuove e portano quindi grandi speranze di ripresa, merce che di questi tempi è quanto mai preziosa. Purtroppo, i lati negativi rischiano però di superare, forse ampiamente, quelli positivi.

Coronavirus e fondi per il Terzo Settore: cos’è un bando a sportello

Bando a sportello significa che è possibile presentare le richieste di rimborso a partire da un determinato giorno e una determinata ora, le richieste vengono accolte, ormai solo in via telematica, secondo l’ordine cronologico di presentazione e, quando i fondi a disposizione finiscono, lo sportello chiude. Chi così non ha presentato la domanda abbastanza velocemente resta escluso dal rimborso, pur avendo gli stessi requisiti di chi lo ha ottenuto.

Di per sè, il meccanismo della chiusura dello sportello evita che possano essere spesi più fondi pubblici di quelli disponibili ed è una prudenza lodevole, alla sola condizione che la maggior parte delle richieste legittime di rimborso possa essere accolta.

Coronavirus: il rimborso dei dispositivi di protezione individuale

Bene. Proviamo a verificare allora, sulla base di questo parametro, come è ad esempio andato il rimborso dei dispositivi di protezione individuale messo a disposizione da Invitalia, guidata dal Commisario straordinario Covid Arcuri, dall’11 al 18 maggio. I fondi disponibili si sono esauriti in un secondo e 9 centesimi (un secondo e 9 centesimi) e sono rimaste escluse il 99,98% delle imprese richiedenti (senza considerare quelle che magari neanche ci hanno provato). La similitudine più usata è stata così quella della lotteria.

I bandi a sportello precedenti, regionali e nazionali, hanno quasi sempre avuto percentuali negative anche se non a questo livello di ridicolo. Se anche quelli futuri, per imprese o famiglie, avranno lo stesso risultato, i possibili lati negativi sono molteplici.

Dal punto di vista della politica economica, si rimborsano spese private che vengono ritenute investimenti utili alla ripresa di tutto il Paese. Se però il rimborso riguarda neppure l’1% degli aventi diritto, si viola innanzi tutto il principio fondamentale che le risorse vanno concentrate dove possono avere un impatto, trasforma la politica economica in distribuzioni di elemosine e regalie e suscita non pochi dubbi su chi questa politica economica la fa.

Dal punti di vista della dignità della pubblica amministrazione, invero in Italia già parecchio ammaccata nonostante gli sforzi ammirevoli di molti singoli funzionari, basta citare l’immagine della lotteria usata più o meno da tutti (anzi, la prossima volta si potrebbero vendere direttamente i biglietti dai tabaccai insieme con i Gratta e vinci).

Dal punto di vista del clima sociale, suscitare aspettative che vengono poi così clamorosamente disattese rischia di fare crescere la rabbia. Speriamo che si riesca quanto prima a invertire la rotta, anche se di tempo ce ne è poco, molto meno di quello richiesto dagli abituali giochi di palazzo, e a evitare di rendere il post coronavirus peggiore dell’emergenza virus stessa. Sarebbero come sempre i più deboli a pagare di più.