Affido. Mettersi in discussione attraverso corsi di preparazione

Accogliere un bambino in affido significa inserirsi in un sistema complesso. Ai.Bi. organizza corsi che testimoniano come l’affido sia un vero proprio regalo incondizionato e gratuito

I corsi di preparazione all’affido di Ai.Bi. hanno un taglio esperienziale, immersivo, che favorisce la presa di contatto diretta con casi reali di minori coi quali i potenziali genitori affidatari sono invitati a misurarsi.

I partecipanti ai corsi hanno l’occasione di entrare in contatto con tutte le variabili legate all’affido e a mettere in discussione, a volte, quanto pensavano di questa opportunità di dare aiuto a minori in difficoltà.

Tale modalità formativa basata sul coinvolgimento diretto mira, infatti, a far nascere nei partecipanti tante domande e curiosità e ha anche l’obiettivo di spingere ad interrogarsi su di sé e sulle proprie reali motivazioni nell’approcciarsi all’affido.

Fra i tanti, vogliamo citare in particolare due aspetti che stimolano ogni volta le riflessioni di quanti prendono parte alle formazioni e li inducono a farsi un’idea più completa di che cosa significhi prendere in affido un minore.

Un primo aspetto è quello che riguarda la necessità per un affidatario di avere a che fare non solo con il minore ma col sistema dei tanti soggetti che ruotano attorno a lui, dalla famiglia d’origine in primis, ai servizi sociali, alle eventuali altre realtà che possono essere state parte della sua storia (comunità minori, casa famiglia, educatori, ecc.).

L’altro elemento sul quale i potenziali affidatari si trovano a riflettere è l’ottica di dono incondizionato che l’affido richiede di assumere, la consapevolezza che questo particolare e complesso tipo di accoglienza necessita di essere affrontato con un atteggiamento di apertura, flessibilità e accettazione non solo verso il minore ma anche verso il ‘sistema’ a lui legato.

Accogliere un bambino in affido significa inserirsi in un sistema complesso a diversi livelli

Quando i potenziali affidatari, coppie o single, partecipano ai corsi di preparazione all’affido di Ai.Bi. sono sempre genuinamente animati da entusiasmo, generosità e volontà di fare la propria parte per i minori bisognosi tuttavia, spesso, hanno in mente un’idea di accoglienza che tiene conto soprattutto dello stato di deprivazione affettiva del minore e del suo bisogno di stabilità e sicurezza, mentre non sempre sono consapevoli dell’articolazione e della ricchezza di aspetti e di figure con cui l’affido chiede di interfacciarsi.

Ogni minore che entra in affido è anzitutto il centro di un sistema familiare che è andato in crisi. Accogliere un bambino in affido comporta la necessità di confrontarsi non solo con il minore ma con tutto il sistema familiare, un sistema che ha fisionomia e caratteristiche sempre diverse, frutto dell’incrocio di numerose variabili. La famiglia d’origine potrebbe infatti essere in difficoltà per molte differenti ragioni, spesso più di una, che possono riguardare entrambi o un singolo genitore: problemi economici, dipendenze, problematiche giudiziarie, motivi di salute, insufficiente capacità di assumersi la responsabilità genitoriale, ecc.. Il nucleo familiare d’origine, inoltre, potrebbe avere la possibilità di contare su una rete di supporto, come quella costituita dalla famiglia allargata (nonni, zii) o dal tessuto sociale in cui è inserita (amicizie, conoscenze, ecc.), oppure potrebbe non avere alcun sostegno di questo tipo. La famiglia d’origine del minore può poi essere più o meno consapevole delle cause dei propri disagi, avere risorse differenti per affrontare i problemi che la affliggono e offrire un grado variabile di collaboratività e apertura verso il percorso affidatario del minore.

A questo si aggiunge che il minore che arriva all’affido è inserito nel sistema allargato dei servizi sociali che lo hanno in carico, con tutte le figure coinvolte (assistente sociale, giudice, ecc.) ed ha una storia precedente che, specie se più grande d’età, vede coinvolte diverse figure di riferimento (educatori domiciliari e di comunità, psicologi, pedagogisti, ecc.).

Le caratteristiche del bambino nel momento in cui viene dato in affido e le sue necessità affettive e pratiche sono, in altre parole, frutto della sua storia e delle strutture sociali in cui è ed è stato inserito: con tutto questo è indispensabile confrontarsi ed è fondamentale essere disponibili a dialogare e collaborare con i soggetti che a vario titolo sono coinvolti nella vita del minore.

L’accoglienza dell’affido è un dono che richiede flessibilità, apertura e gratuità del dare

Coloro che, attraverso i corsi, entrano in contatto con la complessità insita in questa forma di accoglienza, spesso sono indotti a riflettere e talvolta a modificare l’idea di affido che avevano in precedenza. In molti casi si comprende infatti che è fondamentale mettere al centro il minore esattamente per come è nel momento in cui lo si incontra, con caratteristiche, problematiche e risorse, una storia alle spalle, una situazione familiare e di inserimento sociale determinata e con tutti i soggetti e i contesti che sono coinvolti nella sua vita.

Accanto e collegato a questo, l’altro aspetto che induce profonde riflessioni nei potenziali affidatari è la necessità di essere aperti ed elastici, pronti ad affrontare novità, cambiamenti, battute d’arresto e riprese, variazioni di percorso, per tutta la durata del rapporto con il minore affidato. La vita di questi bambini e adolescenti è infatti spesso caratterizzata dai cambiamenti delle condizioni delle persone di riferimento e nel rapporto con loro (un genitore può avere una ricaduta, il lavoro che era stato trovato viene perso, si verificano episodi di violenza e maltrattamenti dopo una fase di maggiore tranquillità, ecc.) e, a propria volta, i minori vivono fasi delicate e problemi da cui fanno più o meno fatica a risollevarsi.

In altre parole, chi si approccia con consapevolezza all’affido scopre che si tratta di un vero proprio regalo incondizionato e gratuito. Un dono che richiede impegno, sforzo e grande rispetto, ma che è grande e importante in una duplice modalità: affettiva e sociale. Da un lato si dona infatti il proprio ‘esserci’, la disponibilità a seguire ed accompagnare il minore fornendo affetto, presenza e stabilità. D’altra parte, si compie un gesto di grande rilevanza sociale e etica, collaborando nel garantire al minore il diritto ad avere una famiglia.

 

Alessandra Mascellani, psicologa di Ai.Bi.

 

Chiunque volesse approfondire la conoscenza dell’affido familiare e riflettere sulla propria disponibilità a intraprendere questo percorso, può partecipare agli incontri organizzati da Ai.Bi. Tutte le informazioni si trovano alla pagina dedicata del sito dell’Associazione!