L’Italia che non fa figli, ma adotta cani

La crisi demografica incontra il bisogno di affetto: il cane come “figlio compatibile” in una società senza tempo e senza supporti. In Italia, un giovane su tre ha paura di avere un figlio

In un’Italia sempre più alle prese con un calo demografico preoccupante, emerge un fenomeno che, a prima vista, potrebbe sembrare marginale ma che racconta molto del cambiamento sociale in atto: l’aumento delle adozioni di cani. Questo dato, apparentemente scollegato dalla crisi della natalità, potrebbe invece nascondere un nesso, specie se lo si lega a un’altra informazione evidenziata da una indagine della Fondazione Magna Carta, ripresa Il Sole 24 ore: in Italia, un giovane su tre ha paura di avere un figlio. Il motivo? la mancanza di una rete di supporto, sia pubblica, sia privata.
Proviamo a mettere insieme le cose.

La ricerca

Partiamo dallo studio dell’Università Eötvös Loránd che, pubblicato su European Psychologist, suggerisce come i cani offrano un’alternativa simbolica alla genitorialità, soddisfacendo bisogni affettivi e di accudimento in modo più compatibile con la vita moderna. In molte società a reddito medio-alto, dove i tassi di fertilità sono ormai sotto la soglia di sostituzione, i cani assumono ruoli sempre più centrali all’interno delle famiglie. Considerati veri e propri membri della casa, offrono compagnia, affetto e la possibilità di formare legami profondi senza le complesse implicazioni economiche, lavorative e logistiche dell’avere figli.
Ecco, allora, che il legame con l’altra notizia di cui abbiamo accennato appare più evidente: non si tratta solo di una questione affettiva. La denatalità è anche figlia della paura di molti giovani per l’assenza di servizi di supporto nel caso in cui diventassero genitori. E, dunque, se da un lato c’è la paura e l’oggettiav mancanza di aiuti e dall’altro c’è la possibilità di un “pezzo” di affettività molto più gestibile… la scelta può apparire più che comprensibile. Senza strumenti come orari flessibili, smart working o assistenza per l’infanzia, diventare genitori appare a molti una scelta insostenibile, mentre avere un cane, pur con le sue necessità logistiche di organizzazione, è senza dubbio più fattibile.

I pre-figli

Ecco, allora, che i cani diventano “pre-figli” o “fratelli pelosi”, in famiglie che rinunciano (o rinviano) alla maternità e paternità biologica, mentre le aziende e le istituzioni si interrogano su come incentivare nuovamente la genitorialità. La le soluzioni ci sono: nidi aziendali di prossimità, voucher baby-sitter, estensione del part-time e del congedo parentale, politiche di welfare strutturate… Solo che serve un’alleanza tra pubblico e privato per scardinare le barriere culturali e pratiche che oggi bloccano il desiderio di avere figli.
Nel frattempo, i cani continuano a riempire quel vuoto lasciato dalle culle. Non sono bambini, come ricordano i ricercatori, e non dovrebbero esserlo. Ma sono il riflesso di un cambiamento: in una società che fatica a sostenere la genitorialità, gli animali diventano custodi silenziosi di un bisogno umano profondo e, spesso, inascoltato.