Adozione Internazionale. Prosegue il dibattito sul presente e sul futuro dell'adozione

Adozione Internazionale. Fare squadra attorno a bambini e famiglie adottive

Maria Teresa Ingrid Maccanti, Presidente di NAAA, dà il suo contributo alla discussione intorno al futuro dell’Adozione Internazionale, indicando come sia “ora di costruire insieme quel villaggio che è necessario per crescere ogni bambino”

Nelle ultime settimane si è riacceso il dibattito intorno al presente e, soprattutto, al futuro dell’Adozione Internazionale. A dare idealmente il via al dibattito è stato l’articolo de Il Post: “Le adozioni internazionali ormai sono pochissime”.
Ai.Bi. ha risposto sottolineando come, in un periodo storico che vede più bambini disponibili all’adozione di quante siano le coppie disposte ad accoglierli, bisognerebbe fare il tifo, tutti, per l’Adozione Internazionale.
Ad arricchire la riflessione arriva, ora, il contributo di Maria Teresa Ingrid Maccanti, Presidente di NAAA (Network Aiuto Assistenza Accoglienza Onlus), Ente Autorizzato all’Adozione Internazionale con sede a San Maurizio Canavese. Lo riportiamo di seguito, invitando ancora una volta tutti gli operatori del settore e gli Enti Autorizzati a dire la loro su una questione che mai come ora appare fondamentale.

Non solo indagine: perché dobbiamo trasformare l’adozione in un percorso di accoglienza

L’articolo di Ai.Bi. ha il merito di riaccendere i riflettori su un tema cruciale, spesso trattato con toni negativi e sfiducia: l’adozione internazionale. Come sottolineato, i numeri sono in calo verticale, ma la disponibilità di coppie e single a intraprendere questo cammino, se adeguatamente sostenuta, potrebbe ancora incontrare il bisogno disperato di decine di migliaia di bambini in attesa di una famiglia nel mondo.
Il punto centrale che emerge, e sul quale è necessario riflettere come società civile, è il paradigma culturale che circonda l’adozione: un sistema che troppo spesso privilegia la verifica sull’accompagnamento, la diffidenza sulla fiducia, l’ostacolo sul sostegno.

Tutti i bambini adottati sono “special needs”: un cambio di prospettiva necessario

È ora di riconoscere una verità semplice ma potente: ogni bambino che ha vissuto l’abbandono, la vita in istituto o la perdita della famiglia d’origine, porta con sé un bagaglio di esperienze traumatiche. Anche se non ha una disabilità fisica certificata, ha bisogni speciali emotivi, affettivi e psicologici. Ha bisogno di genitori resilienti, preparati e, soprattutto, non lasciati soli.
Di conseguenza, anche tutti i genitori adottivi hanno “bisogni speciali”. Hanno bisogno di essere formati, informati, seguiti e sostenuti, non solo giudicati. Affrontano un viaggio complesso, che è prima di tutto un atto d’amore e di enorme solidarietà, come ricorda giustamente Ai.Bi. Dovremmo accoglierli con gratitudine, non con sospetto.

Dalla valutazione all’accompagnamento: un nuovo ruolo per gli interlocutori

Questo necessario cambio di prospettiva deve tradursi in un cambiamento concreto di prassi. Il lavoro di accoglienza e preparazione deve essere il perno attorno al quale ruota tutto il percorso, prima, durante e dopo l’adozione.

  1. Gli Interlocutori Pubblici (Servizi Sociali, Tribunali, CAI): il loro ruolo non dovrebbe esaurirsi nella valutazione dell’idoneità. Dovrebbero essere i primi promotori di opportunità informative e formative gratuite e accessibili. Workshop, incontri con famiglie adottive esperte, materiali chiari e un atteggiamento di apertura sono essenziali per preparare i futuri genitori, anziché intimorirli con iter burocratici farraginosi e tempi lunghissimi.
  2. Gli Enti Autorizzati: già fanno un lavoro encomiabile di cooperazione internazionale e di accompagnamento nelle pratiche. Questo modello virtuoso dovrebbe essere ampliato e riconosciuto. Sono un ponte fondamentale non solo con i Paesi esteri, ma anche tra le famiglie e le istituzioni italiane. Il loro know-how è prezioso e andrebbe integrato sempre di più nel sistema nazionale.
  3. Il Sostegno Economico: come si può chiedere a una coppia di sostenere migliaia di euro di spese per compiere un atto così importante per l’intera comunità? Rendere l’iter totalmente gratuito o fortemente agevolato attraverso detrazioni fiscali significative e contributi diretti non sarebbe un costo, ma un investimento nel futuro di un bambino e nella salute della nostra società.

Per una società che fa squadra attorno alle famiglie adottive

Adottare non è un “problema loro” delle coppie o dei single. È la nostra risposta collettiva al dramma dell’abbandono minorile nel mondo. È un bene comune che arricchisce tutti.
Dobbiamo iniziare a “tifare” per queste famiglie, come giustamente si legge nell’articolo. Costruire una rete di supporto che le aiuti nei momenti di difficoltà, che celebri i loro successi e che riconosca il loro valore. Dobbiamo smettere di vedere l’adozione come un percorso eccezionale e iper-regolamentato e iniziare a vederla per quello che è: una forma speciale di genitorialità che merita un sostegno speciale.
Facilitare le adozioni non significa abbassare la guardia, ma alzare il livello del sostegno. Significa riconoscere che la vera verifica non avviene in un ufficio, ma nella capacità di una famiglia, preparata e non lasciata sola, di accogliere e amare un bambino ferito. È ora di costruire insieme quel villaggio che è necessario per crescere ogni bambino, soprattutto quelli che hanno già sofferto troppo.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chiunque, coppie e single, sia interessato ad avere maggiori informazioni sull’Adozione Internazionale o a intraprendere l’iter adottivo può partecipare ai tanti webinar e corsi organizzati da Ai.Bi. Amici dei Bambini. Per informazioni, contattate l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it, telefonando al numero 02988221 o utilizzando la nostra live chat, che si apre automaticamente una volta nella pagina dell’Adozione Internazionale. Verrai messo direttamente in comunicazione con un nostro operatore.

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