Care Leavers: le riflessioni di Stefan

Quest’estate mi ha fatto crescere molto e mi ha portato tanti momenti belli da conservare nella mia memoria e da sfruttare nel futuro.
Quando sono stato avvisato di una nuova possibilità legata ad un viaggio in Italia, mi sono sentito avvolto da una grande gioia che però è diventata ancora più grande quando ho saputo di essere stato invitato ad un incontro con ragazzi come me e con persone che lavorano nel campo del sociale, che conoscono i nostri vissuti e problemi. Ero curioso di incontrare i miei coetanei degli altri paesi, che hanno vissuto in istituto e soprattutto, sapere come hanno superato loro l’esperienza dell’abbandono e la mancanza dell’affetto genitoriale. Non ho escluso l’idea di legare eventuali amicizie con questi ragazzi e condividere con loro, ma anche con i compagni moldavi le nostre esperienze di vita, trovare insieme nuove soluzioni per i problemi che riscontriamo e poter aiutare i nostri “fratelli” più piccoli che tra qualche anno dovranno afferrare la vita e cavarsela da soli. Le idee erano tante e continuavano a girare continuamente nella mia testa senza…
Arrivato in Italia, ho avuto un momento di silenzio. Mi colpito molto la moltitudine di persone che non mi aspettavo per niente di trovarvi. Tutti parlavano lingue diverse, c’erano tante persone di diverse nazionalità, colori, religioni, età, mentalità… eppure tutti riuniti per lo stesso motivo: l’abbandono e le conseguenze vissute quali la violazione dei diritti e della libera espressione.
Quello che mi ha colpito di più, è stato il fatto che tanti dei ragazzi che hanno vissuto l’abbandono sono diventati delle brave persone che ora vivono una vita normale e si prendono cura dei bambini a disaggio, soprattutto dell’infanzia abbandonata.
Li guardavo e sentivo crescere dentro di me una voglia immensa di essere come loro: pieni di vita e di idee, ottimisti e allegri come se niente di male fosse accaduto nel passato.
Una delle persone che mi ha impressionato in particolar modo è il presidente dell’associazione Angevolando. Ci ha raccontato della sua infanzia deprivata di tanti beni e dell’affetto materno. È vissuto con la nonna che aveva perso il controllo su di lui e che dal bambino birichino ed irrequieto che era a scuola, si è trasformato in un ragazzo con gravi problemi di comportamento, che finì incarcerato per diversi reati commessi. Non è poco, mi sono detto, come non è poco quanto è riuscito a realizzare dopo questo momento di caduta. Quest’uomo ha ritrovato dentro di se la forza di rinascere e di reinventarsi, mettendosi al servizio della società ed occupandosi ora dei bambini con deficienze di comportamento, come lo era lui una volta
Mi ha impressionato molto anche la storia di Ashley, che è una brava giovane. Nonostante fosse stata abbandonata da una madre alcolizzata e dipendente dalla droga e nonostante i diversi episodi di violenza ai quali è stata testimone lungo gli anni di permanenza in diverse famiglie, tra le quali anche adottive, questa ragazza rimane per me un esempio di vita, perché ha avuto l’ambizione ed è riuscita a superare i traumi subiti dalla prima infanzia fino ad ora. Ashley ha fatto un film dalla propria vita. Un film nel quale la protagonista è una bambina di nome Ashley che racconta minutamente tutto quello che le succede e come riesce a sfruttare nel bene persino le esperienze poco piacevoli. E poi quanti sogni e quante aspirazioni ha questa giovane!
Un’altra storia che mi ha fatto pensare è stata raccontata da una ragazza di colore. Quando era all’asilo d’infanzia, l’educatrice le ha detto di lavarsi le mani finché sarebbero diventate bianche, prima di andare al tavolo. Così tutti gli altri bambini sono andati a mangiare, mentre lei era rimasta a strofinare le mani contro il cemento, dalla disperazione, per farle diventare bianche.
La vicenda, ma ancora tanti altri momenti che ha vissuto nell’infanzia, l’ha spinta a scrivere un libro nel quale insegna agli adulti come parlare con i bambini e come alcune parole, nonostante no fossero dette per cattiveria, possano creare traumi veri e propri nei bambini.
Tutte le storie presentate mi sono rimaste a cuore e sicuramente, quando sarà opportuno, mi serviranno come appoggio, perché ho visto giovani come me, senza soldi e senza, apparentemente, alcun sostegno, che sono riusciti non solo a crearsi un presente ed un futuro migliori, ma anche ad aiutare tanti altri ragazzi.
Ora ho tanti sogni per il mio futuro e mi piacerebbe poter dire, nel 2036 che ,,c’è stato una volta l’abbandono,, Per questo, credo che tutti gli adulti debbano prendere coscienza e trattare i bambini con rispetto e amore.
Ho imparato che noi Care Leavers del Gruppo non formale siamo quelli che possiamo cambiare il futuro, perché siamo circondati da persone che si occupano del nostro presente e che contribuiscono alla nostro vivere sereni.
Per questo, ma anche per l’occasione offertami di partecipare a questo incontro, ringrazio dal cuore a tutti gli operatori ed organizzatori.