Ci si mettono pure i medici di famiglia a complicare gli iter adottivi!

Buongiorno a tutti voi di Ai.Bi.

Anni fa stavamo producendo tutta la documentazione richiesta per un’ adozione in Russia. Questo Paese all’epoca (adesso non saprei) chiedeva un certificato rilasciato esclusivamente dal medico di struttura pubblica che certificasse esplicitamente che noi aspiranti genitori non eravamo affetti da AIDS.

Quando ci siamo presentati al medico con questa richiesta, con le analisi del sangue alla mano, ci fece una filippica: sul fatto che una richiesta del genere era “fuori legge” , aggiungendo che l’Unione Europea aveva da tempo unificato i certificati di sana e robusta costituzione in un modulo che non poteva essere modificato, che lui non avrebbe mai certificato espressamente la nostra negatività al virus dell’AIDS, in quanto questa cosa avrebbe violato la nostra privacy, e che voleva denunciare il nostro ente per tutte queste cose.

Inutile fu ripetergli che noi il virus non ce l’abbiamo e  che non c’era motivo di proteggere il dato e poi evidenziammo che in ogni caso la privacy violata sarebbe la nostra e fu inutile fargli presente che le norma della UE in Russia non valgono, e noi il bambino dobbiamo andare là a chiedere di poterlo adottare. Niente da fare. Ci ha solo rilasciato il certificato-tipo da lui firmato, dicendoci- risentito- che non avrebbe fatto altro per noi. Ringraziammo, e una volta usciti, ancora nella sala d’attesa aggiungemmo a penna sul certificato quello che la Russia a quel tempo chiedeva, con in più la frase “come da analisi allegate”. A quel punto c’era la firma del medico pubblico, e c’era il certificato per la Russia. Ma che calvario di ignoranza! Per la cronaca: poi l’adozione non si potè portare a termine in quel paese, e dovemmo rifare i documenti (senza questo certificato per fortuna…). Ma quanti casi simili ci sono ancora in Italia?

 

IRENEBERTUZZICaro Franco,

le cose non sono cambiate rispetto a qualche anno addietro; anzi oserei dire che si sono ulteriormente complicate.

Oltre ad avere richieste talvolta assurde da parte dei Paesi stranieri, spesso le coppie continuano a scontrarsi con l’ignoranza di chi è preposto a rilasciare certificazioni o documenti vari.

Le coppie che intendono adottare e sono obbligate a produrre documentazione varia non sono certo aiutate dall’apparato statale preposto a tali funzioni. Allora bisogna inventarsi diversi stratagemmi per ottemperare quanto richiesto dai Paesi di origine dei bambini adottati.

Che dire? Occorre armarsi di pazienza e di un pizzico di furbizia.

Un caro saluto

Irene Bertuzzi

Area Adozioni Internazionali Ai.Bi.