A Goma, in mezzo alle bombe. Come si lotta per i bambini abbandonati tra polizia, locali vietati e coprifuoco

Ci scrive Eddy Zamperlin, nostro volontario a Goma – capoluogo della provincia del Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo, città di confine con il Ruanda, in una delle zone più calde del pianeta – in missione per riaprire le adozioni internazionali nel Paese.
Ai.Bi. ha iniziato le sue attività a Goma nel 2007, sostenendo i bambini in età prescolare ospitati presso la MAISON USHINDI. Dopo un periodo di assenza Ai.Bi. ora è tornata in città, nonostante gli scontri militari quotidiani che si susseguono tutto intorno, per monitorare la situazione in cui vivono centinaia di orfani ospiti dei centri, e per ridare loro una famiglia tramite il reinserimento familiare e l’adozione internazionale.

«Qui a Goma la situazione è drammatica. Esiste una sola strada asfaltata in tutta la città, ci sono solo 2 supermercati dove si può trovare un po’ di tutto ma non prodotti per esigenze specifiche. La connessione internet è orribile e dal punto di vista strutturale sembra che la città sia mantenuta in uno stato appena vivibile solo grazie agli aiuti internazionali”.
Per strada la polizia è sempre in cerca di soldi, fermano le auto più grosse, anche se sembra essere meno aggressiva che a Kinshasa. La gente sembra vivere piuttosto pacificamente, ma, nei fatti, esistono solo 3-4 locali nei quali i bianchi possono entrare e non sono sicuri al 100% nemmeno quelli. Ci sono vari alberghi anche ben tenuti, che però costano fino a 150 dollari a notte.
A causa della cattiva manutenzione delle strade ci vuole un sacco di tempo per effettuare qualsiasi spostamento. Occorre noleggiare macchine adatte ai terreni più difficili, eppure, persino con questa soluzione, in alcuni casi bisogna fermarsi e cambiare strada.
La sicurezza è fonte di continua allerta: avvengono regolarmente scontri armati appena fuori Goma tra i due schieramenti dei ribelli e dell’esercito e le esplosioni si sentono anche in città.
I sequestri sono all’ordine del giorno e avvengono in pubblico. Una settimana fa sono stati rapiti due volontari espatriati di una Ong internazionale e sono stati rapinati degli averi che portavano indosso, un episodio avvenuto in pieno centro, all’interno di un locale sorvegliato.
Manteniamo alta la guardia: per non avere alcun tipo di problema, a parte i soliti controlli dei poliziotti locali, occorre mettere in atto una serie ben precisa di comportamenti».

Leggere queste righe ci turba ma certo non si può abbandonare questo Paese la cui sanguinosa guerra civile mantiene la popolazione sempre sull’orlo di un’emergenza umanitaria dalle conseguenze catastrofiche. La situazione dei bambini separati dal proprio contesto familiare di origine è particolarmente allarmante. I conflitti, la povertà, la diffusione del virus HIV si sono ripercossi sulle famiglie congolesi e sulla loro capacità di prendesi cura dei figli. Senza contare gli abbandoni riconducibili al fenomeno della stregoneria in continua crescita e il problema delle ragazze madri il 60% delle quali abbandonano i propri bambini.
Amici dei Bambini opera, e continuerà ad operare, in questo difficile e delicato contesto perché vengano restituiti i diritti a una famiglia, all’educazione, alla salute e al gioco.