Accesso alle origini: la legge che stabilisce una prescrizione di cento anni è disumana

Buongiorno. Ho letto lo sfogo del padre adottivo che chiede di non incoraggiare le ricerche dei figli biologici. Vorrei portare la mia testimonianza: sono figlia adottiva, ho avuto, non senza qualche contrasto, una brava famiglia adottiva, ma specie ora che i miei genitori adottivi sono morti, sento sempre più il bisogno di colmare una mia lacuna, di venire in contatto con una mia parte mancante che, sempre, mi ha fatto sentire tutta la mia precarietà esistenziale. Sono ben consapevole che tale incontro con mia madre naturale potrebbe anche risultare traumatico, ma non vedo proprio come una legge nata disumana (con quell’incredibile prescrizione dei cento anni) o le ansie di alcuni genitori adottivi, pur in parte comprensibili, mi possano imporre di non cercare radici che io giudico imprescindibili per il mio equilibrio psicologico. Spero fermamente in una nuova legge (quella vecchia, del resto, è stata duramente sanzionata dagli organismi comunitari dell’Europa), che consenta di favorire questo contatto, naturalmente verificando grazie ad una parte terza (un giudice o,comunque, un garante morale) se la madre naturale è disposta, se ancora vivente, a incontrarmi.

Cordiali saluti,

Rosa

 

GIUDICE2Cara Rosa,

comprendiamo la delicatezza della Sua situazione eppure, limitando il giudizio sulla norma che consente di rilevare l’identità della donna che ha partorito in anonimato solo dopo cent’ anni, dobbiamo comprendere che la ratio della norma italiana era di rispettare la volontà della donna di non essere conosciuta durante la vita della stessa donna. In altre parole, il segreto non è tutelato in eterno e non lo è, con evidenza, rispetto ad eventuali altri discendenti. Sappiamo che il bene tutelato dal segreto del parto in anonimato è la vita stessa del nascituro, diversamente molte gestanti opterebbero per una scelta incompatibile con la nascita del proprio figlio se sapessero che la propria identità non rimarrebbe un segreto.

Dopo la posizione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), la scelta legislativa dell’Italia dovrà essere sicuramente rivista eliminando il divieto assoluto di accesso alle origini. Anche il nostro Paese consentirà all’adottato abbandonato alla nascita e poi adottato di fare istanza al tribunale come già possibile per tutti gli altri adottati. Resta comunque il fatto che il Tribunale non è tenuto a concedere l’autorizzazione per accedere ai dati e che quindi i genitori naturali potrebbero non essere di fatto mai raggiunti dalla richiesta del tribunale. Del resto la stessa CEDU ha confermato che è vietato negare a priori la possibilità di rivolgersi al Tribunale per l’accesso alle origini, ma questo non vuol dire che ‘automaticamente’ il richiedente potrà ottenere le informazioni desiderate. In definitiva non c’è, per il momento, nessuno scenario che consenta di ritenere rivoluzionato il sistema italiano in forza del discusso “diritto” di accedere alle origini.

Con tanti auguri per la Sua singola storia, cara Rosa, che, naturalmente, come ogni esperienza umana è un caso a sé e sappiamo colma di sentimenti che non è possibile comunque includere tutti nelle considerazioni generali.

 Ufficio Diritti di Ai.Bi.