Adozione internazionale. Idonei solo per un minore “perfettamente sano”, la clamorosa marcia indietro del Tribunale di Roma

triobunale minorenni350Ricordate il caso del decreto di idoneità all’adozione internazionale, rilasciato a una coppia del Lazio a condizione che il minore fosse “perfettamente sano”? Bene, il Tribunale per i Minorenni di Roma, autore del tanto contestato provvedimento, ha fatto una clamorosa marcia indietro. La novità emerge dalla risposta della Procura Generale presso la Corte di Cassazione ad Amici dei Bambini, che lo scorso novembre 2013 aveva presentato un esposto contro lo sconcertante provvedimento, in cui si leggeva – appunto – che una coppia era idonea ad adottare un bambino straniero purché fosse“perfettamente sano”.

A distanza di qualche mese, il Tribunale per i Minorenni di Roma, appositamente interrogato dal Procuratore, ha reso noto lo scorso febbraio 2014 di avere modificato il decreto, eliminando l’infelice precisazione sullo stato del minore da adottare. Una correzione che ha costretto naturalmente il procuratore ad archiviare l’esposto di Ai.Bi., venendo meno la parte del provvedimento “incriminata”. Una decisione che, al di là degli aspetti procedurali, costituisce comunque un’indubbia vittoria perle famiglie adottive rappresentate, nella loro globalità, da Ai.Bi., oppostasi fin da subito a questo caso di «palese discriminazione sulla base delle condizioni personali, e in particolare sullo stato di salute, nei confronti dei minori non perfettamente sani. »

Giova ricordare che, all’indomani della denuncia dell’Associazione, la presidente del Tribunale, Melita Cavallo, interpellata dal Corriere della Sera, era sembrata cadere dalle nuvole: «Non ho mai visto una cosa del genere e non me lo so spiegare», dichiarò nell’occasione. Un’affermazione discutibile: può la presidente del Tribunale ignorare – si chiese allora Ai.Bi. – «non solo questo, ma anche tutta una serie, sempre più numerosa, di decreti emessi dall’istituzione di cui è alla guida e che fanno impazzire le coppie?»

La richiesta di Ai.Bi. al Procuratore Generale, infatti, era volta all’affermazione di un principio di diritto che riconoscesse come illegittimi i decreti di idoneità vincolati con il riferimento alle caratteristiche del minore. A questo proposito, già nel 2010, con l’importante sentenza Cass. 13332/2010, la Suprema Corte era giunta a dichiarare che i decreti di idoneità per l’adozione di minori stranieri possono semmai contenere caratteristiche sulla coppia che intende adottare, ma non sul minore, e meno che mai vincoli che contrastino con leggi nazionali o convenzioni internazionali, come era stato il caso per le prescrizioni sulla nazionalità o sul colore della pelle dei bambini (c.d. “decreti razzisti”). Dopo quella sentenza sembrava ormai acquisito che l’adozione internazionale è uno strumento di solidarietà che serve a dare una famiglia a bambini che non ne hanno una, non viceversa.

E invece, quella dei decreti vincolati sembra essere una moda ancora in voga presso molti tribunali di tutta Italia, che ancora si ostinano a porre limitazioni soprattutto in relazione all’età dell’adottando, così dimostrando scarsa conoscenza delle caratteristiche tipiche dei minori abbandonati e – ancor peggio – della loro esigenza di essere accolti in una famiglia che si prenda cura di loro.

«Vicende come queste dimostrano ancora una volta, se ce ne fosse il bisogno, l’inutilità dei decreti di idoneità emessi dai Tribunali per i Minorenni» dichiara Marco Griffini, Presidente di Ai.Bi.. «Certi magistrati sono troppo lontani dalla realtà dell’adozione, non sono in grado di valutare adeguatamente né le reali aspirazioni di una coppia adottiva, né le esigenze di un minore abbandonato. I decreti vincolati ne sono la più evidente controprova.»  

Ai.Bi. ha più volte evidenziato come l’Italia sia, insieme al Belgio, l’unico paese in Europa a prevedere che l’idoneità sia rilasciata con provvedimento giurisdizionale, secondo una procedura di stampo quasi “medievale”. «I tempi sono ormai maturi per riformare il sistema ed eliminare questo superfluo e controproducente passaggio» prosegue Griffini, «che oltre a essere causa di lunghe attese e grande angoscia per tante coppie, è fonte di discriminazione nei confronti degli stessi minori, come abbiamo potuto verificare. Auspichiamo che, sull’onda della spinta riformatrice dell’attuale governo, si possa intervenire quanto prima per correggere o cancellare queste vere e proprie ingiustizie nei confronti di tanti bambini abbandonati in attesa di famiglia.»