Adozione Internazionale. Quando l’idoneità al minore “sano” entra in conflitto con la realtà dell’adozione

Perché alcuni enti non accettano decreti con vincoli sanitari? Una riflessione profonda sulle paure legittime, sul bisogno di certezze e su cosa significhi davvero diventare genitori attraverso l’adozione

Nel percorso dell’adozione internazionale, il decreto di idoneità è il traguardo di un lungo cammino fatto di riflessioni, colloqui, formazione e messa in discussione. Non si tratta di una semplice formalità, ma del risultato di un processo interiore che spinge la coppia a guardarsi dentro, a misurarsi con le proprie risorse e paure. Un momento carico di attese, ma anche di timori legittimi, soprattutto quando si tratta di immaginare il futuro con un bambino che si andrà a incontrare.

Il decreto di idoneità

Proprio in questo contesto nasce il dubbio: perché alcuni enti non accettano un decreto che specifica l’idoneità solo per un minore che “non presenti problemi sanitari che ne possano compromettere l’autonomia in età adulta”? La risposta più immediata sembra tecnica: gli enti non possono garantire un’informazione sanitaria completa, soprattutto nei contesti di abbandono in cui operano. Ma la questione è più profonda.

Una storia già scritta

Accogliere un bambino significa molto più che accettare un profilo sanitario. Significa fare spazio nella propria vita a una storia già scritta, a un vissuto che porta con sé ferite, incertezze, talvolta traumi. Significa diventare rifugio, accoglienza, presenza stabile. E questo richiede non solo preparazione, ma anche un atto di coraggio: il tuffo nell’ignoto, che ogni genitore, adottivo o biologico, compie.
Il desiderio di avere garanzie – di salute, di sviluppo, di autonomia futura – è umano. Ma nella genitorialità non esistono certezze. E l’adozione, con la sua specificità, ci mette di fronte a questa verità con ancora più forza. La paura di non essere all’altezza, di non farcela, è legittima. Ma non può diventare il metro con cui selezionare chi accogliere. Non è questo che serve al minore in attesa.
Per questo gli enti non assecondano richieste limitanti. Non per rigidità, ma per coerenza con la realtà che conoscono profondamente. Spronano invece le coppie a prepararsi, a dotarsi di strumenti, a formarsi, a conoscersi. Perché un bambino abbandonato non può essere scelto in base a criteri astratti. Ha bisogno di essere amato per quello che è, non per quello che si spera sarà.

Cristina Micheletti – Psicologa Ai.Bi.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chiunque, coppie e single, sia interessato ad avere maggiori informazioni sull’Adozione Internazionale o a intraprendere l’iter adottivo può partecipare ai tanti webinar e corsi organizzati da Ai.Bi. Amici dei Bambini. Per informazioni, contattate l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it, telefonando al numero 02988221 o utilizzando la nostra live chat. Verrai messo direttamente in comunicazione con un nostro operatore.