adozione internazionale, a Bolzano è passato il Tour 2018 di Ai.Bi.

Adozione internazionale: il 97 per cento ha successo. La presunta crescita dei fallimenti, in realtà, non c’è

Un articolo di Avvenire a firma di Luciano Moia fa notare che accanto al calo generalizzato delle adozioni, con quasi 100mila bambini adottati in meno negli ultimi 15 anni nei Paesi occidentali, ci sarebbe un altro fenomeno in crescita nel nostro Paese: il fallimento dell’adozione internazionale

Tuttavia, non esistono dati certificati in Italia: in base alle segnalazioni delle Procure per i minorenni, la percentuale di fallimenti sarebbe oggi individuabile nel 2-3 per cento: una parte decisamente minima, soprattutto tenuto conto del 97 per cento delle adozioni riuscite, che vanno sottolineate. Forti i dubbi anche sull’ipotesi di un aumento dei fallimenti legato all’aumento delle adozioni ‘problematiche’ e di quelle di minori più grandi: l’esperienza di Ai.Bi. indica esattamente il contrario

adozione internazionale, a Bolzano è passato il Tour 2018 di Ai.Bi.Fallimenti dell’adozione internazionale: secondo un articolo a firma di Luciano Moia su Avvenire, nel nostro Paese oltre alla piaga del crollo delle adozioni degli ultimi anni, ci sarebbe anche l’aumento di queste situazioni a ingarbugliare ancor più la matassa. Eppure, in assenza di dati aggiornati e ufficiali, l’ultima e tradizionalmente più utilizzata forma di misurazione è ancor oggi quella delle segnalazioni delle Procure per i minorenni: una cifra di fallimenti adottivi che oscilla tra il 2 e il 3 per cento del totale. Dunque? Il presunto aumento dei fallimenti sarebbe davvero limitato, soprattutto pensando al 97 per cento delle adozioni internazionali che si concludono e procedono nella quotidianità della vita con successo.

Quanto alla questione della particolare tipologia delle “nuove adozioni, con una “prevalenza di minori con problemi di vario tipo”, unita all’aumento “in modo costante” dell’età media dei minori considerati adottabili, bisogna fare molta attenzione a considerarle reali difficoltà aggiuntive in grado di far fallire una scelta adottiva. Avvenire adduce come possibile ragione dell’aumento presunto dei fallimenti adottivi il fatto che “da Paesi come India o Cina per esempio arrivano ormai quasi soltanto bambini dagli 8-10 anni in su, spesso affetti da piccole patologie psico-fisiche”. Ma dalla Cina, in realtà, provengono quasi unicamente bambini dai 3 anni in giù, i minori più grandi sono eccezioni.

Inoltre, non può essere dato per certo l’assunto secondo cui al crescere dell’età del bimbo adottivo aumenta anche la percentuale di possibile fallimento: anzi, nell’esperienza di Ai.Bi., il dato è più frequente in caso di bimbi adottati in tenera età. Il problema, piuttosto, è che in mancanza di una seria ricerca, lo spauracchio dei fallimenti viene utilizzato dai magistrati per stringere all’inverosimile le concessioni di idoneità. Un esempio per tutti: il Tribunale per i minorenni di Venezia, che rilascia solo idoneità vincolate al di sotto dei 6 anni di età, appunto come forma di prevenzione ai fallimenti. Una pratica in realtà illegale (non prevista assolutamente dalla legge) che di fatto taglia fuori dal diritto ad una famiglia tutti i minori al di sopra dei 6 anni.

Ma l’antidoto migliore al ‘rifiuto’ del bambino adottato non è impedirne l’adozione al di sopra di una certa età, né tantomeno ‘selezionarlo’ in base ai possibili problemi generati in lui dalla solitudine della vita pre-adozione: è, piuttosto, formare adeguatamente ogni coppia che intenda procedere con un’adozione internazionale e seguirla da vicino nel tempo, anche e soprattutto nel post-adozione, per far sì che i neo-genitori adottivi possano avere il necessario supporto da parte degli esperti, senza essere lasciati a se stessi. Un aiuto che può essere assicurato con una seria e incisiva riorganizzazione dei Servizi Sociali che lo Stato mette a disposizione – oggi ridotti al lumicino – organizzando nel contempo un sistema virtuoso ed efficace a cui le famiglie adottive possano, eventualmente, far ricorso.