Tra le famiglie sospese della Cina: il nostro piccolo Yutong, “figlio in attesa” da 4 anni! (3)

Con il nostro primo figlio abbiamo vissuto il dono sovrabbondante dell’adozione, che pone fine alla paura di non poter diventare genitori e non saper portare nel mondo una nuova vita. Con l’attesa indefinita del secondo figlio dopo l’abbinamento, tocchiamo con mano il dolore per l’ingiustizia di vite ‘sospese’ senza ragione

Nella settimane passate, abbiamo sentito dalle parole di Cecilia e Giovanni, prima, e Lucia e Marco, poi, cosa significhi essere una coppia di genitori adottivi abbinati a un bambino o una bambina cinese che da oltre 4 anni non si possono raggiungere, abbracciare e, soprattutto, portare a casa ridando loro il diritto di essere figli all’interno di una famiglia che li ami.
Una situazione paradossale e difficile da spiegare tanto che – raccontano Chiara e Federico, un’altra di queste coppie di genitori la cui adozione è “congelata” dallo scoppio della pandemia di Covid: “Se Xingwang (il loro primo figlio n.d.r.) ne avesse la possibilità, salirebbe oggi stesso su un aereo per la Cina e andrebbe a reclamare suo fratello che lo aspetta, a Xi’An, da quattro anni. Ora che è più grandicello, fa la terza media, e comincia a ragionare sulle sue origini e la sua storia, certo non è felice di vedere come si sta comportando la Cina verso tutte noi famiglie e quindi anche verso di lui…”

Famiglie legate da un destino doloroso e dalla forza incrollabile della speranza

La sorte di questa famiglia che risiede in Veneto è simile a quella delle trenta coppie italiane che con tutti i mezzi disponibili – e soprattutto mostrando una tenacia e una pazienza incredibili – cercano di portare a termine la loro adozione in Cina: sia chi ha in mano la “pergamena verde”, ovvero quella che attesta un abbinamento con un bambino o una bambina, in Cina, sia chi ha la “pergamena rossa”, che identifica chi ha tutti i documenti completi e, fino a prima del Covid, significava essere ormai prossimi alla partenza.
Tutte queste famiglie sono legate da una sorte che provoca una sofferenza silenziosa ma anche la volontà di insistere, presso le autorità competenti, affinché questi figli e queste figlie possano essere presto abbracciati. In attesa di un incontro con la ministra Roccella e i referenti della CAI (Commissione per le Adozioni Internazionali), le famiglie sono collegate da una chat Whatsapp che ogni giorno è animata da informazioni e spinte di incoraggiamento reciproco.
“Xingwang aveva quasi tre anni quando è entrato in famiglia – riprende il racconto papà Federico. Era considerato special need perché nato con labiopalatoschisi, ma, come le famiglie sanno bene, questi figli sono special per la tenacia che sanno mettere in campo nelle tappe del loro percorso di rinascita. L’esperienza è stata così positiva, in tutte le sue fasi, che per noi è risultato naturale nel 2015 avviarci verso una seconda adozione, trascorso il tempo necessario che l’iter richiede”.
Ottenuta nuovamente l’idoneità all’adozione da parte del Tribunale dei minorenni (anche le coppie che hanno già effettuato un’adozione, infatti, per un secondo o un terzo mandato sono obbligate per legge a ripetere da capo l’iter fino all’ottenimento dell’idoneità), a fine 2020 arriva l’abbinamento con Yutong, all’epoca 6 anni.

Una famiglia “congelata” a tempo indeterminato

“Yutong è nato con idrocefalia ed è entrato nella sezione Figli in Attesa del sito di AiBi negli ultimi mesi del 2020, dove avevamo letto per la prima volta di lui senza conoscerne il nome – aggiunge la mamma, Chiara -. Qualche settimana più tardi è stato fissato un incontro con la psicologa per ricevere la proposta di abbinamento, proprio per lui”.
Il suo special need di tipo sanitario non aveva spaventato la famiglia in sé, inoltre gli accertamenti avevano confermato che l’idrocefalia alla nascita era ‘ben compensata’, secondo la definizione medica.
Di lui, Federico, Chiara e Xingwang non hanno più notizie da parte dell’istituto dall’estate del 2022, quando saltuariamente alle famiglie venivano inviate foto per documentare la crescita dei bambini.
“Fortunatamente Yutong non sa nulla, per noi è meglio così – dice Chiara, come a dire che la sofferenza, in questa fase, è opportuno che non ricada su quei figli lontani – ma è già nostro figlio. Senz’altro non apriremo un canale su un altro Paese”.
Federico e Chiara non hanno intenzione di arrendersi, come le famiglie che abbiamo ascoltato finora.
“Con il nostro primo figlio abbiamo vissuto il dono sovrabbondante dell’adozione, che pone fine alla paura di non poter diventare genitori e non saper portare nel mondo una nuova vita – raccontano -. Con l’attesa indefinita del secondo figlio dopo l’abbinamento, tocchiamo con mano il dolore per l’ingiustizia di vite ‘sospese’ senza ragione, il torto subìto nell’incapacità di dar luogo a un incontro dove la fecondità della Vita possa nuovamente avere la meglio.”
Questa lunghissima attesa ha permesso anche di aggiungere riflessioni più ampie che possono essere utili a tutte le coppie che si stanno avvicinando all’adozione: la tenacia e la speranza fanno parte di questo particolare percorso di genitorialità: “Nella prima adozione abbiamo condiviso il nostro percorso solo con le persone a noi più vicine, serbando ogni emozione nel nostro cuore. Abbiamo condiviso invece il secondo percorso con ancora più amici e colleghi, così che in questi anni tanti ci chiedono come stiamo, con delicatezza e affetto. Tutto questo, insieme alla gioia ricevuta con il nostro primo figlio e alla fiducia in un Dio che non abbandona, ci aiuta a non cedere al silenzio e allo scoraggiamento”.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni a su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it. Per vedere tutti gli appelli attualmente pubblicati si può andare alla pagina dedicata al progetto “Figli in attesa”. Dona per il Fondo Accoglienza Bambini Abbandonati