Adozione internazionale e inclusione scolastica: “Sua figlia è praticamente analfabeta e non diventerà mai veterinaria”

“Non chiediamo favoritismi, solo comprensione”: il racconto di una madre che chiede alla scuola il coraggio dell’inclusione vera

Anna ha 17 anni ed è arrivata in Italia dal Brasile due anni fa, grazie a un’adozione che ha rappresentato per lei un vero salto nel buio. Si è fidata di mamma Federica e papà Filippo per tornare a sentirsi figlia, lasciandosi alle spalle un passato complesso. I genitori, dal canto loro, hanno messo in campo una quantità non indifferente di risorse, tempo e amore per accogliere una ragazza che, per la sua età, molti considerano ormai “non più adottabile”.
È quasi inevitabile che, accanto alla gioia di una nuova famiglia, Anna abbia dovuto affrontare anche lo spaesamento di un mondo completamente nuovo: una lingua sconosciuta, nuove abitudini e soprattutto la scuola, che per tanti ragazzi e ragazze adottivi diventa una delle prove più dure.
Proprio per questo Federica ha deciso di condividere la loro esperienza con la redazione di AibiNews, affinché possa essere utile ad altre famiglie che si trovano in situazioni analoghe.

I sogni spezzati di una bambina

Anna è una studentessa con bisogni educativi speciali (BES), in parte legati al suo ingresso nel sistema scolastico italiano in adolescenza, e presenta alcune difficoltà di attenzione. Si trova oggi a fare i conti con un contesto scolastico che, in alcuni casi, fatica a riconoscere e accogliere le sue esigenze specifiche. A rendere ancora più difficile il percorso, come racconta la madre, è l’atteggiamento di un’insegnante che sembra aver etichettato la ragazza come “analfabeta”, piuttosto che offrirle il supporto necessario.
“Sua figlia è praticamente analfabeta e non diventerà mai veterinaria”, è la frase che Federica ricorda, attribuita all’insegnante di una materia scientifica in cui Anna riceve valutazioni gravemente insufficienti. Parole che hanno ferito profondamente la ragazza, il cui sogno, fin dal suo arrivo in Italia, era proprio quello di diventare veterinaria.
Un giudizio così netto ha avuto un forte impatto emotivo, su Anna e sulla sua famiglia, già impegnate nell’affrontare le difficoltà dell’inserimento scolastico. Anna, infatti, aveva frequentato la scuola in Brasile per otto anni, con risultati discontinui, come spesso accade in contesti segnati da fragilità e da differenze tra i sistemi educativi.

La perdita di autostima

Il trasferimento in Italia reso ancora più arduo il percorso scolastico, complice la barriera linguistica e culturale. Nonostante l’impegno e il costante supporto dei genitori, Anna ha dovuto confrontarsi con voti negativi e con un senso crescente di inadeguatezza, arrivando a definirsi “doida”, che in portoghese significa “scema”.
La richiesta della famiglia era chiara: evitare di assegnare voti inferiori al 4, per non umiliare ulteriormente la ragazza e permetterle di continuare a credere in sé stessa. Una proposta che ha incontrato la rigida opposizione dell’insegnante, ferma nel seguire le sue griglie di valutazione, senza considerare il percorso e le fragilità di Anna.
“Mi sono sentita dire che abbiamo sbagliato a iscrivere nostra figlia a un istituto tecnico”, racconta Federica. “E che non diventerà mai veterinaria. Parole offensive e lesive del suo diritto a sognare e a provarci, anche se con tempi e modalità diversi rispetto agli altri ragazzi”.
La famiglia ha deciso di non arrendersi. Ha portato il caso all’attenzione della dirigente scolastica, affinché situazioni simili non si ripetano e si possa aprire un dialogo più costruttivo con il corpo docente.
“Non chiediamo favoritismi”, precisa Federica, “ma solo comprensione, ascolto, e la consapevolezza che nostra figlia ha bisogno di tempo e di un supporto adeguato per esprimere il suo potenziale”.
La storia di Anna è una preziosa occasione di riflessione per il mondo scolastico: l’inclusione e l’accoglienza non sono privilegi, ma diritti fondamentali per ogni studente, e lo sono ancor di più per chi arriva da percorsi di vita complessi e merita di essere accompagnato con sensibilità e competenza.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

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