adozione internazionale, prosegue il calo: -32% tra 2017 e 2018, confermato anche dai primi dati CAI di quest'anno

Adozione internazionale. Primi dati CAI 2018 mostrano la crisi drammatica che ha colpito il sistema. La svolta si chiama gratuità

Come denunciato dai 20 Enti Autorizzati che hanno promosso la Conferenza in Senato ‘Adozioni internazionali: un bene per tutti’ del 15 febbraio scorso, sono tanti gli indicatori che evidenziano un crollo ormai quasi irreversibile nel numero di procedure e di famiglie disponibili all’adozione senza un sostegno concreto

La crisi economica, con l’incertezza per il futuro lavorativo, l’inflazione e le spese in generale, risulta essere il motivo più rilevante di questa difficoltà, che ha portato a inizio 2018 alla conferma di un calo del 32% nel numero di adozioni fatto registrare lo scorso anno, rispetto ai dati 2015 dichiarati dagli Enti Autorizzati. E dalle 16mila richieste del 2006 si è passati a 3.500 nel 2010, tendenza confermata anche oggi

adozione internazionale, prosegue il calo: -32% tra 2017 e 2018, confermato anche dai primi dati CAI di quest'annoC’è la conferma nei dati della crisi del sistema dell’adozione nel nostro Paese: i primi numeri diffusi dalla Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI) rispetto al 2018, infatti, dimostrano che le difficoltà di cui soffre l’universo adottivo in Italia sono ormai quasi irreversibili. Proprio quello che avevano denunciato il 15 febbraio scorso, nel corso di una Conferenza in Senato sul tema ‘Adozioni internazionali: un bene per tutti’, 20 Enti Autorizzati, chiedendo a gran voce il sostegno del mondo politico verso quest’alta forma di genitorialità che, tuttavia, a differenza di tutte le altre, ancora non è riconosciuta e promossa in concreto come tale dallo Stato.

La svolta, come ripetuto dai portavoce degli Enti Autorizzati, si chiama gratuità. Ed è proprio questa la richiesta urgente che l’intero sistema fa al Governo che verrà, confermata dai numeri resi pubblici dalla CAI nei giorni scorsi: a inizio 2018 prosegue il trend fortemente negativo nel numero di adozioni in Italia, un -32% rispetto ai dati 2015 degli Enti Autorizzati che era già stato registrato lo scorso anno. A questo si affianca il crollo nei numeri delle coppie disponibili all’adozione, che è passato dalle 16mila del 2006 a meno di 3.500 nel 2010, cifra peraltro sovrapponibile anche alle richieste odierne.

Le ragioni di questa sfiducia? Eminentemente economiche: l’incertezza rispetto al futuro lavorativo, all’inflazione e alle spese in generale, unita ai costi che si devono sostenere per viaggi e pratiche necessari (soprattutto nel caso dell’adozione internazionale), all’estrema lunghezza dell’iter adottivo e a una normativa non adeguata all’attuale situazione dei bambini a cui si deve trovare una famiglia in cui crescere. Ma non va dimenticata, infine, anche la disattenzione culturale e informativa sull’adozione, argomento di cui troppo poco si parla nel nostro Paese e per il quale la popolazione non viene sensibilizzata sull’enorme impatto positivo che produce sulla società. #Unbenepertutti, insomma, anche se non tutti ancora lo sanno.

E invece, per la mentalità collettiva, un minore adottato è ancora un bambino con bisogni speciali e chi pensa di intraprendere questo percorso deve fare i conti con la paura di non trovare il giusto supporto nella scuola pubblica e nelle istituzioni in generale, con la conseguenza di dover far ricorso a spese per specialisti, come logopedisti e psicologi per poter sostenere l’inserimento di queste creature in una nuova famiglia e in nuovi nuclei di aggregazione come sono la scuola, lo sport e tutte le varie attività del tempo libero.

L’attesa verso la gratuità per chi sceglie questa alta forma di genitorialità è durata fin troppo. Ormai i tempi sono davvero stretti prima di rischiare il default definitivo del sistema.

Fonte: Mamme.it