Adozione. Perché nei corsi di formazione, Ai.Bi. ha inserito le coppie che hanno già adottato?

“… Tuo figlio non è solo quello che hai portato via con te, ma sono tutti i bambini abbandonati nel mondo, e l’incrocio di sguardi non lo dimentichi più…”

Nei corsi formativi di Ai.Bi. dedicati alle coppie che desiderano intraprendere il meraviglioso e complesso percorso dell’adozione internazionale, accanto ad operatori e professionisti, si trovano le famiglie che hanno già concluso l’iter adottivo e che arricchiscono gli incontri con la loro fondamentale testimonianza sul campo.

 Scopriamo dalle emozionanti parole di Antonella Spadafora, referente della sede di Ai.Bi. in Campania, il motivo di questa scelta.

“Finché ci sarà un bambino abbandonato, non abbandoneremo il nostro impegno”.

Questa frase rappresenta bene la promessa che le famiglie di Ai.Bi. fanno ai tanti minori abbandonati nel mondo, che incontrano quando vanno nei Paesi stranieri, da loro figlio, per salvarlo definitivamente da una vita senza una mamma e un papà.

Quando una coppia si avvicina al percorso adottivo, lo fa per il grande desiderio di un figlio, quindi si potrebbe dire anche un po’ “egoisticamente”, pensando ad un proprio interesse.

Indubbiamente è anche forte la voglia di dare una famiglia ad un bambino ma ancora questo pensiero è acerbo e il suo significato più profondo è nascosto.

L’importanza della formazione

 La formazione che le coppie compiono per esaudire il loro desiderio di avere un figlio, e ancora di più il conoscere e incontrare famiglie che hanno già compiuto il percorso adottivo, anche e soprattutto legate all’ente autorizzato che scelgono, li aiuta ad approfondire questo pensiero. Permette loro di sentir parlare con senso pieno del bambino come centro di interesse e della coppia come garante di un atto di giustizia grandissimo: salvare dall’atto ingiusto dell’abbandono compiuto da un altro adulto, un bambino che non ha colpa.

Ricevere… per poi dare…

 Ma è solo quando la coppia arriva finalmente nel Paese che quel “ricevere” avuto fino ad allora, si trasforma definitivamente nel “dare”: incontrare e abbracciare il proprio figlio, mentre dietro un angolo altri bambini ti guardano con occhi che dicono solo una cosa “perché non io”; giocare con lui e vedere tutti gli altri sorridere immaginando di essere lui; andare via dall’istituto mano nella mano con il tuo bambino e lasciare gli “altri tuoi figli” lì.

 È un’esperienza così forte che d’un colpo ti svela la realtà: tuo figlio non è solo quello che hai portato via con te, ma sono tutti i bambini abbandonati nel mondo, e l’incrocio di sguardi non lo dimentichi più, quindi devi fare qualcosa e mantenere viva la speranza che qualcuno si interessi di loro.

E allora nasce l’esigenza di offrire la tua disponibilità per testimoniare la bellezza dell’accoglienza in tutti i luoghi in cui è possibile farlo: nelle parrocchie, a scuola, in eventi comunali, ma anche semplicemente ad altre coppie interessate all’adozione.

In tutte queste occasioni non esce più il racconto della coppia desiderosa di avere un figlio, ma si parla dei bambini, dei loro occhi, dei loro bisogni, dei loro diritti, e quella testimonianza diventa un momento formativo altamente qualificante.

Ai.Bi. nasce come un movimento di famiglie adottive e affidatarie proprio per dare voce, tramite le famiglie, a tutto questo.

A tutto ciò che si è conosciuto all’estero e agli altri figli che sono rimasti lì ed attendono.

Per questo, fin dall’inizio dell’operato di Ai.Bi. come ente autorizzato, accanto ai professionisti dell’adozione (psicologi, assistenti sociali, referenti di sede), nei vari momenti informativi/formativi destinati alle nuove coppie, ci sono le famiglie, anzi, forse è proprio il contrario, siamo noi operatori accanto a loro, i veri professionisti dell’accoglienza, con un’esperienza che dura tutta la vita.

 Le famiglie sono presenti per trasmettere quel senso profondo di responsabilità che sentono per i bambini abbandonati nel mondo e per raccontare che la strada dell’adozione può essere tortuosa ma dev’essere comunque percorsa.

Sono lì a raccontare la bellezza dell’adozione anche se loro figlio sono tanti anni magari che li mette alla prova, per capire fino a quando saranno lì per lui.

Sono presenti per fare arrivare alle coppie, con i loro racconti, tutto ciò che ancora non vedono e spostare la loro attenzione dai desideri della coppia ai diritti dei bambini.

E il desiderio di testimoniare non finisce mai, perché quegli occhi incrociati negli istituti all’estero, che non dimenticheranno mai, sono gli occhi degli altri loro figli che hanno affidato la speranza di tornare ad essere figli, a due perfetti sconosciuti che si augurano non li abbandoneranno mai.

Per chi volesse avere maggiori informazioni sull’adozione internazionale o volesse partecipare ad un primo incontro informativo, può accedere alla pagina di Ai.Bi. dedicata cliccando QUI