Adozione. Si può dire (ora che è nostro figlio) che era un “meraviglioso” scarto?

Non camminava ancora a quasi tre anni d’età, per quel “pasticcio” che era la sua gamba. Ma… dove pensate che volesse andare… se non c’era nessuno da raggiungere e abbracciare con amore”?!?

Come deve essere un figlio per essere amato? “Per essere “scelto?” Un figlio deve essere “perfetto”? E in cosa consisterebbe questa tanto acclamata perfezione? Nell’assenza di patologie, traumi e particolarità fisiche o caratteriali?

Ogni bambino è come un tesoro che disvela la sua luce calda ed accecante solo a chi lo accoglie con amore. Solo a chi riesce a vedere la perfezione della sua unicità al di là di una “camminata goffa” o di una diversità.

Un bambino abbandonato è come il bocciolo di un fiore. Solo se avvolto dal calore (di un abbraccio) e dissetato da una pioggia (di attenzioni) potrà disvelare la sua meraviglia.

Proprio come spiega Marisa, mamma di Yang (nomi di fantasia) in questo emozionante racconto sull’incontro con suo figlio…

Nostro figlio era un bisogno sanitario “notevole” e per i cinesi era un “caso non adottabile” dai cittadini della Grande Muraglia. Si può dire (ora che è nostro figlio) che era un “meraviglioso” scarto?

La scheda non era facile da digerire, al colloquio di abbinamento, quando siamo arrivati desiderosi di conoscere nostro figlio e speravamo che “non avesse nulla di brutto”, oltre a quello che la vita già gli aveva riservato: l’abbandono.

È stata dura, ma non ci siamo lasciati abbattere:

una gamba più corta ed una caviglia e piede “strani”, operati sì, ma qui in Italia era da rifare tutta la fase di operazioni ortopediche…insomma, è stata una scheda tosta.

Ma siamo partiti, ce la siamo sentita di affrontare un viaggio verso l’ignoto (perché anche dei vuoti sulla parte medica e sulla vita del bambino erano presenti nella scheda) e di accogliere quel figlio, dalla camminata goffa e sua: unica.

Ed è unico davvero, nostro figlio. Una forza della natura. Un modello di resilienza, di grinta, di voglia di lasciare indietro il passato e di correre verso la felicità, in una famiglia.

Non camminava ancora a quasi tre anni d’età, per quel “pasticcio” che era la sua gamba.

Ma, come ci dice la nostra psicologa, nessuno lo aveva stimolato mai e lui…” dove pensate che volesse andare… se non c’era nessuno da raggiungere e abbracciare con amore”?!?

Quanto è vero: era solo, nell’istituto, nel gruppo di bambini suoi pari, con le tate…solo e basta.

 Da chi doveva andare? Che abbraccio avrebbe dovuto raggiungere? Anche con due gambe perfette, era solo e senza slanci verso nessuno che gli volesse bene.

Ora ci siamo noi con lui!

 La trafila medica sta procedendo con risultati che hanno del miracoloso. Ha recuperato una mobilità quasi perfetta, col tutore certo, con un incedere particolare, ma cammina, corre e salta come qualsiasi suo coetaneo.

E ora sa dove correre! Sa dove trovare amore, gioia e sicurezza che ci saremo sempre, per lui!

Lo vediamo scendere dal pulmino della scuola che lo riporta a casa e si fionda giù, quasi volando, da quei pochi gradini alti dell’autobus. Ci vede dall’inizio del vialetto di casa e, come Mercurio, ha i piedi alati, che lo portano alle nostre braccia aperte, per tuffarsi in un grande abbraccio. Con tutta la sua vitalità e spensieratezza, entra in casa, col suo incedere unico, raccontandoci gli aneddoti della sua giornata a scuola, portando la cartella pesante e i sorrisi oltre l’uscio di casa, che chiude forte, per avere certezza che il passato ormai sta fuori dalla porta. E dentro può godere solo di amore.

Marisa

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