Ecco la nuova adozione internazionale: un’unica Agenzia Statale al posto degli Enti Autorizzati e Associazioni di Comunità di italiani all’estero per il sostegno alle famiglie

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Il giornale “Libero” ha avanzato un’ipotesi che si starebbe studiando a livello politico per superare l’attuale crisi delle adozioni internazionali.  AiBinews riporta integralmente l’articolo di Giuliano Zulin, pubblicato il 27 settembre 2014 riservandosi di approfondire le “riflessioni” del giornalista per saperne di più. In gioco ci sono 168 milioni di bambini abbandonati nel mondo: è un dovere morale scoprire la verità.

La burocrazia è uno dei grandi mali dell’Italia. Soffoca le imprese e i lavoratori , ma non solo. Blocca anche le adozioni. I numeri sono eloquenti e non lasciano spazio a dubbi: l’adozione internazionale si trova ad affrontare la crisi peggiore della sua storia. Il numero di bambini stranieri adottati in Italia ha subito – dopo il picco del 2010 con 4130 minori autorizzati all’ingresso nel nostro Paese – un vero e proprio crollo . E il trend è destinato a peggiorare. Le proiezioni del primo semestre 2014 riportano il record negativo di 930/950 bambini autorizzati all’ingresso in Italia, con un calo rispetto all’identico semestre dello scorso anno che sfiora il 30%. Questa crisi è figlia di quella economica, ma anche dell’introduzione dei decreti vincolati per assegnare l’idoneità alle coppie interessate ad avere un figlio. Oltre alla “selezione” dei Tribunali per i minorenni, si aggiungono altre gravi carenze, come la mancanza di protocolli operativi a livello regionale, che non ha permesso di attuare una strategia di accompagnamento delle coppie prima, durante e dopo.

Matteo Renzi, quando con un blitz riuscì a portare in Italia decine di bimbi del Congo bloccati dal governo africano, aveva promesso una riforma delle adozioni. Era maggio, ma il progetto che sta studiando la Commissione adozioni internazionali non sta andando verso una liberalizzazione del sistema adottivo. Anzi. Si aggiungerebbe burocrazia ad altra burocrazia. Chi guida la Cai, ovvero la Commissione adozioni internazionali? Silvia Della Monica, un magistrato in aspettativa (è stata a capo del pool che ha condotto le indagini sul mostro di Firenze) e già consigliere di Cassazione, nonché ex senatrice del Pd. È stata nominata vicepresidente il 13 febbraio, ultimo giorno del governo Letta, su proposta dell’allora ministro Cecile Kyenge , colei che ha dimostrato tutta la sua competenza sulla vicenda bambini del Congo. A fine aprile l’attuale premier l’ha nominata anche presidente. Per cui adesso la Della Monica svolge due incarichi, accentrando su di sé sia la funzione politica che quella operativa. Ed ecco il suo piano per superare i problemi delle adozioni internazionali: creare un’agenzia unica statale (un’altra authority) che terrà i contatti con le famiglie che vogliono adottare. E per svolgere i suoi compiti la nuova agenzia dovrebbe avvalersi della collaborazione delle comunità di italiani all’estero, «le quali – ha spiegato la stessa Della Monica durante un’audizione in Senato – potrebbero dare un contributo sui diversi versanti, ad esempio l’assistenza alle famiglie nella fase di permanenza nei Paesi d’adozione. O l’acquisizione di elementi conoscitivi sull’attività svolta dalle associazioni per le adozioni internazionali, il che semplificherebbe il controllo dell’autorità centrale italiana». Attualmente le associazioni che si occupano di adozioni internazionali sono una sessantina in Italia e negli ultimi 20-30 anni hanno maturato, chi più chi meno, una certa professionalità e competenza. Di fatto con la riforma Della Monica queste associazioni dovrebbero essere sostituite dalle comunità di italiani all’estero, che sono a digiuno sulla materia adozioni. E che dovrebbero addirittura occuparsi dell’accoglienza delle coppie adottive nei Paesi di origine dei bambini e controllare il lavoro delle associazioni autorizzate. Al di là del merito, è chiaro che si creano due passaggi in più nell’iter adottivo: 1) comunità italiane all’estero e 2) agenzia statale delle adozioni. Senza considerare che è allo studio l’attivazione di un contatto diretto fra la Commissione adozioni internazionali e le prefetture per la trasmissione dei documenti. Un’operazione che ora è gestita dalle associazioni, ovviamente d’intesa con i Tribunali per i minorenni. Un ulteriore passaggio, dunque, prima di portare a casa un bambino. Se ora ne servono due, ne serviranno cinque. Chi lo spiega ai 168 milioni di piccoli abbandonati nel mondo?