Affido Familiare in calo: perché?

Tra burocrazia, paura e mancanza di supporto, l’affido familiare sta vivendo un periodo di crisi. E i minori pagano il prezzo più alto. Vediamo le cause

In Italia si sta consumando una crisi silenziosa ma profonda: quella degli affidi familiari. Sempre meno famiglie scelgono di aprire le porte di casa a minori provenienti da contesti familiari difficili. A confermarlo sono i dati dell’Istituto degli Innocenti di Firenze:  nel 2010 erano 14.370 i minori in affido familiare, scesi a 13.632 nel 2018 e a 12.507 nel 2022. Nel 2023, i primi dati mostrano una leggera risalita a 12.632, ma il divario rispetto agli inserimenti in struttura – saliti da 18.081 a 18.304 – continua a crescere.

I motivi della crisi

Le cause sono molteplici. Prima tra tutte, le difficoltà economiche che colpiscono anche chi un tempo rappresentava una risorsa per l’accoglienza. Si aggiungono gli impegni lavorativi sempre più gravosi, che lasciano poco spazio a qualcosa di così tanto delicato come l’affido. A pesare, inoltre, è il carico di pregiudizi che avvolge l’intero sistema: dallo stereotipo degli affidatari “interessati solo al contributo economico”, al timore, alimentato anche da cinema e media, che i bambini vengano “strappati ingiustamente” alle loro famiglie.

L’effetto Bibbiano

Il cosiddetto “effetto Bibbiano” ha inciso profondamente sulla percezione pubblica, generando sfiducia e rallentando la disponibilità di nuove famiglie affidatarie. Tuttavia, la realtà è diversa: l’affido familiare resta uno strumento fondamentale per garantire al minore una crescita in un contesto il più possibile familiare, contro la freddezza dell’istituzionalizzazione.
Il governo ha cercato di rispondere con nuove regole: il 23 aprile del 2024 il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che punta a evitare affidi lunghi o impropri, rafforzando il legame tra i minori e le famiglie d’origine, e istituendo registri nazionali per monitorare le collocazioni.
Eppure, l’Italia resta indietro rispetto all’Europa:
solo il 3,3 per mille dei minori è accolto in affido familiare, contro il 17,9 per mille della Polonia, l’11,2 della Francia, il 10,8 della Germania e il 5 della Spagna. Ai 12.500 minori in affido familiare si aggiungono circa 18.000 accolti in comunità.
A livello territoriale, l’Italia appare divisa: al Centro-Sud prevalgono gli affidi intra-familiari, mentre al Nord dominano quelli etero-familiari, che rappresentano comunque oltre il 60% del totale.

Le priorità

Secondo l’esperta Paola Ricchiardi, tre sono le priorità: ricostruire la fiducia nel sistema, favorire l’affido consensuale e garantire la continuità affettiva per evitare ulteriori traumi. È una sfida aperta, ma urgente. Perché ogni bambino ha diritto a crescere in un ambiente sereno, umano, familiare.

[Fonte: La Stampa]

Il commento di Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. Amici dei Bambini

“Occorre che l’affido ritorni a essere una accoglienza temporanea – ha commentato Marco Griffini, presidente e fondatore di Ai.Bi. Amici dei Bambini – così come stabilito dalla Legge n°149 del 2001Diritto del minore ad una famiglia. Quel testo fu il frutto di un grande lavoro portato avanti dal Forum delle Associazioni Familiari che aveva allora ben recepito le esigenze dei minori e le disponibilità delle famiglie accoglienti. Oggi, purtroppo, assistiamo a diverse forme di accoglienza che ben poco hanno a che fare con l’affido e che rischiano di creare ulteriore confusione nella testa delle coppie e dei single che vorrebbero avvicinarsi a quella che rimane una straordinaria forma di accoglienza. Forse è arrivato il momento di mettere mano a quel testo legislativo!”

Informazioni e richieste sull’affido familiare

Chiunque volesse approfondire la conoscenza dell’affido familiare e riflettere sulla propria disponibilità a intraprendere questo percorso, può partecipare agli incontri organizzati da Ai.Bi. Tutte le informazioni si trovano alla pagina dedicata del sito dell’Associazione.