Affido: “O me li ridate o togliete loro il mio cognome”

caltanissetta

Quella del padre è una provocazione. Ma che spinge a riflettere nuovamente e con serietà su un affido che sembra non aver alcun senso.

E’ una decisione che non accetto, è un’ingiustizia, che senso ha che questi bambini continuino a portare il mio cognome, se non devono vivere con me? Tanto vale che mi tolgano la paternità” , ha protestato il papà.

Il caso che lascia perplessi è il seguente. I due figli, un maschio ed una femmina, sono stati dati in affidamento dal Tribunale dei Minori di Caltanisetta a due diverse famiglie. E ci resteranno per i prossimi 18 mesi. Il tribunale ha deciso che il padre 67enne non potrà vedere i bambini, sino a nuovo ordine. Solo il maschietto potrà avere qualche contatto con il padre in spazio neutro, ma in presenza di altri adulti. Ovviamente tutto questo perché prevale l’interesse superiore del minore.

E così di fatto il Tribunale nega ciò che prima afferma. Perché poi scrive cheil padre non può esigere, allo stato attuale della comunicazione e relazione familiare, un rapporto affettivo dai figli ma lo può sperare, ricostituendolo nel tempo, accogliendo quali condizioni opportune e migliori, le decisioni a cui il tribunale perverrà”. Ma se per un anno e mezzo il genitore non potrà frequentare i suoi figli, come si può sperare che questa separazione non rappresenti una cicatrice insanabile nelle vite dei piccoli? Su quali basi si dovrebbe ricostruire questo rapporto e farlo diventare realtà, in assenza di una relazione vera? Quali obiettivi il tribunale si è posto?

Non entriamo nel merito della vicenda, ma a fronte di una situazione ferma, ci si chiede cosa sia meglio fare per i due figli.

Una cosa è certa. I bambini hanno bisogno di avere punti di riferimento certi e non è facile vivere in un limbo fatto di vulnerabilità e insicurezza. Se n’è accorto pure il padre che paradossalmente è giunto a pensare di preferire la perdita della genitorialità, piuttosto che lasciare i figli con queste prospettive vaghe.

 

Fonte: Vivienna.it