Afghanistan. L’appello di Feltri:” Lasciatemi adottare una bambina afghana”

Feltri: “Non ho più voglia di parlarne. Prego soltanto le nostre autorità di affidarmi una delle bambine scaraventate dalla loro mamma sul primo aereo”

Le immagini di quanto sta accadendo in questi giorni in Afghanistan, stanno facendo il giro del mondo e lasciano tutti con il fiato sospeso e con il cuore gonfio di dolore, per quella popolazione disperata che in preda al panico per il ritorno al potere dei talebani, affolla l’aeroporto di Kabul tentando la fuga anche a costo della propria stessa vita.

Le donne terrorizzate per il loro futuro, ma soprattutto, come tutte le mamme, per quello dei propri figli, consegnano i loro bambini nelle mani dei soldati purché li mettano in salvo, li accolgano in una terra lontana dove la tutela dei diritti non sia un’utopia. Dove, queste mamme e questi papà, con l’anima a brandelli, possano vedere o immaginare le loro figlie e i loro figli crescere sereni. Dove possano studiare, scegliere, vivere e non solo sopravvivere o esistere.

Immagini di madri e padri che lanciano i bambini oltre il filo spinato. Di militari che seduti li cullano. Video di poliziotti che a Fiumicino, si prendono dolcemente cura di loro, distraendoli con giochi di “magia” e con pastelli colorati.

Dal giugno scorso, si legge su Adnkronos quando con l’operazione Aquila 1 furono portati nel nostro Paese 228 afghani, sono circa 3.000 i cittadini messi in sicurezza, 1701 (di cui 454 donne e 546 bambini) dei quali sono giunti in Italia negli ultimi 7 giorni.

Non ho più voglia di parlarne. Prego soltanto le nostre autorità di affidarmi una delle bambine scaraventate dalla loro mamma sul primo aereo. Sono pronto ad accoglierla e a garantirle una esistenza agiata confortata dall’amore che merita una creatura– Questo è l’accorato appello con cui Vittorio Feltri, storico giornalista direttore di importanti quotidiani, saggista e opinionista, conclude un “pezzo” a sua firma sul quotidiano Libero. Un articolo breve, intenso in cui rimarca la terribile situazione che sta vivendo il Paese sotto l’egemonia dei talebani, con il ritorno alla sharia, la violenza, l’azzeramento dei diritti delle donne, ma allo stesso tempo l’incomprensibile comportamento degli americani, che hanno lasciato l’Afghanistan alla loro furia – Io e mia moglie siamo vecchi ma certe tragedie non le sopportiamo e possiamo assicurare a una ragazzina, maltrattata nel suo luogo natio, un avvenire sereno anche con l’aiuto dei nostri quattro figli, che per fortuna non sono islamici e sanno cosa sia la solidarietà. Fatemi sapere quale via burocratica debbo seguire per abbracciare una povera bimba”.

Il suo desiderio è anche quello di molti, che vogliono provare a lenire le sofferenze e la paura di questi figli dell’Afghanistan, ma anche un po’ figli nostri. A rimarcare ancora una volta come la maternità non sia solo una questione di pancia ma sia soprattutto una questione di cuore.

E intanto l’Ansa riporta la notizia di una donna afghana che ha dato alla luce un bambino poco dopo l’atterraggio del volo militare americano che la portava al sicuro via da Kabul, nella base statunitense di Ramstein, in Germania. Perché il miracolo della vita prende sempre il sopravvento… anche oggi… anche nel giorno più nero, anche dopo il ritorno dei talebani a Kabul…

Foto (Corriere.it)