Raccontare ai bambini ciò che accade in Afghanistan si può

La tragedia dell’Afghanistan è troppo grande per essere taciuta ai bambini. Raccontarla loro si deve e si può, aiutandosi con un cartone animato e una filastrocca

Quando si dice che un avvenimento, anche avvenuto geograficamente e culturalmente lontano, “ci riguarda tutti”, è facile lasciare che questa affermazione rimanga una frase fatta: ci riguarda tutti… ma poi cambiamo canale e torniamo a vedere sconosciuti che cucinano piatti impossibili. Ci riguarda tutti… e tiriamo su un muro di 40 km. Ci riguarda tutti… e fischiamo allo stadio l’avversario con la pelle diversa dalla nostra. Ci riguarda tutti… ma teniamo i bambini lontano dalla tv al momento del TG.

Raccontare la tragedia dell’Afghanistan ai più piccoli

E invece no, se “ci riguarda tutti”, ci riguarda tutti! Davvero.
In questo momento, ciò che non può non riguardare tutti è quello che avviene in Afghanistan. Giornali e siti ne parlano da giorni, con una mobilitazione e una partecipazione che appare davvero sentita, per ora. Una partecipazione che non può escludere i bambini, un po’ perché è impossibile che non ne sentano parlare e non si chiedano il motivo di tutto questo, un po’ perché il senso di ciò che accade in Afghanistan è troppo importante per essere taciuto.

Ne è fermamente convinto il medico e psicoterapeuta Alberto Pellai, che su Famiglia Cristiana ha scritto un articolo proprio su come poter spiegare la tragedia afghana ai bambini, perché: “Comprendere quale tragedia e quale emergenza per l’umanità si compie in una nazione che toglie ogni diritto e libertà usando la forza delle armi e dell’integralismo religioso è troppo importante”.

Immagini come quelle degli uomini aggrappati al carrello di un aereo appena decollato, nel tentativo disperato di una fuga impossibile sono il simbolo stesso di ciò che è la disperazione – scrive Pellai. Il gesto di affidare il proprio figlio alle braccia di un soldato sconosciuto, sperando che in quella dolorosa separazione ci sia una possibilità di speranza, è una scelta terribile da compiere. Proprio per tutti questi motivi, tacere ai bambini la tragedia Afghanistan non si deve e non si può.

Un cartone animato e una filastrocca per la tragedia Afghanistan

Per spiegare loro ciò che accade, Pellai suggerisce, allora, la visione del cartone Parvana. Si tratta della storia di una famiglia afghana, in cui il padre va con la figlia al mercato per vendere i pochi prodotti che hanno e per offrirsi come lettori e scrittori. Servizi molto richiesti in un Paese in cui il tasso di analfabetismo è altissimo, aggravato dal fatto che dopo una certa età le ragazze non possono più andare a scuola.
Un giorno, però, il papà di Parvana viene arrestato e la famiglia rimane nell’impossibilità di fare qualsiasi cosa. Il fratello maggiore è morto, mamma e la figlia maggiore, in quanto donne, non possono adempiere ad alcuna funzione sociale, mentre l’altro fratellino è troppo piccolo. Parvana decide così di tagliarsi i capelli, vestirsi da maschio e tornare in quel mercato dove andava con il padre, affrontando tutte le sfide a cui costringe una società come quella governata dai talebani, dove la libertà è sconosciuta e la violenza annienta ogni forma di protesta. Parvana si muove con coraggio e fatica, ma sempre con la speranza nel cuore e il ricordo delle storie che gli raccontava il papà.

“La tragedia afghana – scrive Pellai – può essere raccontata attraverso la storia di Parvana. A partire dagli 8-10 anni”. Ma c’è anche un altro piccolo suggerimento dato dall’autore dell’articolo di Famiglia Cristiana: una piccola filastrocca che “può essere uno strumento con cui aiutare i nostri figli a comprendere la disperazione di un popolo disposto a tutto per riconquistare l’unico diritto inalienabile a cui ciascuno di noi aspira: la libertà”.

Eccola:
Prendi la mia bambina e portala via con te.
Lei non avrà un domani se resta qui con me. È tutto ciò che ho e lanciarla oltre quel muro cancella in un secondo il mio presente e il mio futuro.
Il mio gesto disperato, lei un giorno capirà questo è il prezzo da pagare perché viva in libertà. Figlia mia bambina mia, vola via da questa terra dove non c’è alcun rispetto, né diritti… solo guerra. Il mio lanciarti oltre quel muro, nelle braccia di un soldato è il regalo che oggi ti fa il tuo babbo disperato.

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