Ginevra. Clamorosa assenza dell’Italia di Draghi ai “Days of General Discussion” del Comitato ONU sui diritti dei minori fuori famiglia

L’Italia non ha presentato alcun documento per indirizzare ad approfondire il tema e solo 22 su 196 Paesi membri hanno contribuito con uno scritto. Altra dimostrazione di quanto poco sia considerato il diritto di ogni bambino a essere figlio.

Si sono svolti giovedì 16 e venerdì 17 settembre , a Ginevra i ” Days of general Discussion”, organizzato dal Comitato ONU sul tema “Diritti dell’infanzia e Misure alternative di accoglienza”.
Durante l’81^ sessione, il Comitato ONU sui diritti dell’infanzia (organo di esperti indipendenti responsabile per la revisione dei progressi fatti dagli Stati che sono parte nell’implementazione della Convenzione), ha deciso di dedicare il 2020 ai minori fuori famiglia in particolare a quelli in protezione alternativa. L’incontro avrebbe dovuto avere luogo il 18 settembre 2020 ma, a causa della pandemia in corso, il Comitato aveva poi deciso di posticiparlo al 2021 durante l’88^ sessione del Comitato a Ginevra, in formato online.

Diritti dei minori: una Convenzione ratificata dal mondo, ma poco presente “nei fatti”

La Convenzione sui diritti dell’infanzia è il trattato sui diritti umani più ratificato al mondo con 196 Stati parte, ma sono ancora enormi le sfide che si impongono per garantire i diritti dei bambini fuori famiglia e, in generale, il diritto di ogni bambino di essere figlio.
Grazie al contributo del Consiglio d’Europa, è stato evidenziato come ogni bambino dovrebbe vivere in un ambiente di supporto, protettivo e di cura che lo aiuti a sviluppare pienamente il suo potenziale. Quando la famiglia di un bambino non è idonea, nonostante supporti, a provvedere adeguatamente alla cura del figlio, lo Stato è responsabile di assicurare una appropriata cura alternativa.
Le stime dicono di 1,5 milioni di bambini nei paesi membri del Consiglio d’Europa vivono in misure di cura alternative, dunque minori fuori dalla famiglia di origine.

I bambini nelle strutture di cura alternativa hanno maggiore rischio che i propri diritti umani siano violati. Se sono isolati dalle loro famiglie e comunità, possono avere mancanza di cure adeguate per i propri bisogni specifici e individuali, soffrire di relazioni instabili ed essere sottoposti a un rischio maggiore di violenza e abusi. Alcuni gruppi di bambini, inoltre, come minori con disabilità o bambini appartenenti a minoranze etniche o migranti, sono soggetti a un rischio particolarmente alto di essere collocati in cure alternative.

Solo 22 Paesi hanno presentato un documento sul tema. Assente l’Italia

L’obiettivo del “General Discussion Day” è di focalizzare l’attenzione su alcuni argomenti della Convenzione rappresentati in alcuni articoli del trattato. Lo scopo generale delle due giornate è quello di esaminare la situazione attuale per quanto riguarda le misure alternative di accoglienza nella loro complessità, identificare e discutere specifiche aree di preoccupazione per quanto riguarda la separazione non necessaria dei bambini dalle loro famiglie e le modalità appropriate per rispondere alla separazione di famiglie e bambini nei casi in cui ciò sia inevitabile. L’incontro rappresenta un’opportunità per implementare gli standard internazionali e valutare i progressi fatti dall’adozione della risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia relativi ai minorenni privi di cure genitoriali, sui diritti dei bambini privi della libertà e infine sui diritti delle persone con disabilità.

Come lo stesso Comitato ha reso noto nella fase organizzativa dell’incontro: “È importante tenere a mente che il “Day of General Discussion” non è un singolo evento ma parte di un processo in corso che ha lo scopo di migliorare la collaborazione all’interno del settore della protezione alternativa e della protezione sociale.” Purtroppo, solo 22 Paesi hanno presentato alcune proposte in merito. Un numero davvero esiguo tenendo conto che, come detto, sono ben 196 le nazioni che hanno ratificato la Convenzione e, dunque, ne sono parte attiva. Anche l’Italia non ha presentato alcun documento, oltre al fatto che un incontro così importante per i diritti dei minori, non ha travato alcun riscontro a livello mediatico e di comunicazione.

In attesa del resoconto dei due giorni, la speranza è che le istanze della società civile si moltiplichino e vengano ascoltate e che, a monte, le occasioni di contributo attivo della società civile siano messe in risalto dai Governi, anziché trascurate, in un’ottica costruttiva verso una “genitorialità sociale” di cui l’emergenza dell’abbandono minorile ha urgente necessità. Che il diritto di essere figlio diventi una priorità nei fatti, insomma, e non solo nelle intenzioni.

I contributi al Comitato ONU sul tema possono essere inviati all’indirizzo email: crc@ohchr.org