Bambini: incubo solitudine, per fortuna arrivano le vacanze!

Disturbi psicosomatici, isolamento ed eccessivo uso del web. Per aiutare i giovani a ritrovare la serenità occorre ripartire dalla normalità fin da questa estate

Disturbi del sonno, problemi alimentari e gastrici, uso eccessivo dei social e delle tecnologie, ansia di non poter più vedere gli amici fino ad arrivare, in alcuni casi, a comportamenti di autoisolamento.

Questi sono alcuni dei disturbi che, secondo un’indagine, la pandemia e il forzato lockdown hanno lasciato in molti bambini e adolescenti italiani.

I piccoli si sono trovati coinvolti in una situazione di emergenza difficile da comprendere. Il silenzio, la lontananza dai propri amici, l’impossibilità di uscire, il divieto di contatto fisico, fondamentale nell’età della crescita, hanno destabilizzato i bambini che si sono concentrati, ancora una volta, sull’unico mezzo di apertura verso il mondo esterno: l’odiata e amata tecnologia.

I mesi di chiusura forzata hanno così dato il via ad un abuso nell’utilizzo dei social affiancato ad una paura ancestrale della morte, della solitudine e dell’impossibilità di riprendere la vita di sempre.

Timori che spesso hanno attanagliato anche i genitori, persi nelle loro preoccupazioni “di adulti”, tra anziani fragili e lavori precari da mantenere, non sono stati in grado di ascoltare le ansie dei più piccoli lasciati a se stessi in balia della rete, con il suo fascino e i suoi pericoli.

I ragazzi nel corso della pandemia, in mancanza di uscite con gli amici, scuola e sport hanno vissuto di tecnologia. Sono saltate le comuni attività estive, i luoghi di aggregazione scolatici, gli stessi centri estivi mancano di regole univoche.

Per uscire dal velo di solitudine che ha attanagliato i giovani, ferendoli psicologicamente e turbandoli tanto a volte, da creare problemi psicosomatici, servono le vacanze e la rivoluzione della normalità!

Incontrare gli amici, socializzare in presenza, vedersi e parlarsi senza l’intermediazione di uno schermo. Costruire percorsi che integrino la mente con il corpo.

Bisogna creare momenti in cui i ragazzi possano raccontare la loro esperienza rielaborando ansie, lutti e paure. Momenti di svago e di quotidianità e poi occorre mettersi in ascolto, tutti, in special modo i genitori.