BAMBINIxLAPACE. Contro il dramma della guerra il potere nascosto del gioco: la rinascita di Sofia

Dalla guerra in Ucraina alla speranza in Moldova. La storia di una bambina che ha ritrovato sé stessa tra costruzioni, risate e silenzi condivisi

La storia di Sofia è una testimonianza di quanto i bambini, anche nella loro fragilità, possano rivelarsi straordinariamente resilienti se sostenuti da un ambiente accogliente.
Fuggita dall’Ucraina insieme alla madre a causa della guerra, Sofia è arrivata in Moldova: un Paese completamente nuovo, dove tutto – lingua, abitudini, volti – le era estraneo. Persino la comunicazione con la madre, ci racconta la psicologa che la segue fin dal primo giorno, era diventata difficile. “Parlavano lingue diverse”, spiega. Un paradosso doloroso per un legame tanto profondo.
In questo contesto di spaesamento e silenzio, è entrata in scena la Ludoteca: uno spazio semplice, dedicato al gioco, che per Sofia ha rappresentato un’autentica svolta. Si tratta di una delle cinque ludoteche avviate nell’ambito del progetto PACE – Protezione, Accoglienza, Cultura, Educazione, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

Il primo passo: giocare per capirsi

A differenza della scuola, la Ludoteca non impone compiti né valutazioni. Ed è proprio questa libertà che la rende un luogo del cuore per tanti bambini. Qui, la comunicazione nasce spontaneamente: attraverso gesti, sguardi, movimento.
Grazie a questo linguaggio non verbale, Sofia è riuscita a stabilire un primo contatto con i coetanei, sia moldavi sia ucraini: “Non c’erano parole da dire, bastava costruire qualcosa insieme o rincorrersi per gioco”, avrebbe confidato alla psicologa. E poi avrebbe aggiunto: “Mi mancava proprio questo… essere capita senza dover spiegare troppo”.
I compagni, intuendo le sue difficoltà, hanno iniziato a coinvolgerla in giochi semplici, dove le parole non erano necessarie. Anzi, spesso non servivano affatto. Bastavano piccoli gesti, poi risate fragorose. Un puzzle, un gioco da tavolo, una torre di costruzioni: momenti apparentemente banali, ma fondamentali per iniziare a sentirsi parte di qualcosa.
La frequentazione regolare della Ludoteca ha restituito a Sofia ciò che più le mancava: una routine, un luogo in cui sentirsi protetta e benvoluta. Questo ha avuto un impatto diretto sul suo stato emotivo: ha ricominciato a sorridere, a rilassarsi, a lasciarsi andare, precisa la psicologa.
Col tempo, ha iniziato a pronunciare alcune parole nella nuova lingua, imparandola in modo naturale, tra gioco e interazione. Osservando gli altri, ha assorbito con delicatezza nuovi codici culturali, adattandosi al contesto che la circondava. Un apprendimento silenzioso ma profondo, nato non dai banchi di scuola, bensì da un campo di gioco.
Ed è proprio questo a fare la differenza per un bambino – o, come nel caso di Sofia, un’adolescente – che ha vissuto le conseguenze di uno sradicamento forzato. In una fase già fragile come l’adolescenza, in cui l’identità si costruisce e si mette in discussione, l’assenza di riferimenti può amplificare solitudine, rabbia, paura. Ma attraverso il gioco, Sofia ha potuto ricostruire un senso di sé, ritrovarsi nello sguardo degli altri e sentirsi di nuovo parte di un gruppo. Nessuna interrogazione, nessun giudizio: solo la possibilità di esistere nel presente, libera dal peso delle aspettative e della lingua. Un’esperienza di cura sottile ma profonda, un primo balsamo su ferite ancora aperte.

Il ruolo decisivo della psicologa

Accanto alla scoperta del gioco, un ruolo fondamentale nel percorso di adattamento di Sofia è stato svolto dalla psicologa che l’ha accompagnata fin dall’inizio. Attraverso incontri individuali e attività di arteterapia, ha creato per lei uno spazio sicuro e stabile, dove potersi esprimere senza parole e sentirsi accolta per ciò che è.
Il supporto ha coinvolto anche la madre, con colloqui mirati a rafforzare il legame madre-figlia, superando la barriera linguistica grazie a disegni, simboli e gesti condivisi. Inoltre, la psicologa ha collaborato con il team della Ludoteca per ideare attività inclusive, pensate per facilitare l’integrazione, promuovere la fiducia e valorizzare la presenza di Sofia all’interno del gruppo.
Grazie a questo approccio integrato, in pochi mesi Sofia ha saputo: instaurare relazioni autentiche con i coetanei, iniziare a usare parole nella nuova lingua, acquisire maggiore sicurezza, sviluppare modalità creative per comunicare con la madre, e – soprattutto – ritrovare una stabilità emotiva che sembrava perduta.

La speranza del bambini dell’Ucraina è appesa a un filo

Dallo scoppio della guerra in Ucraina, sono passati oltre 3 anni. In questo tempo oltre 600 bambini sono morti e oltre 2.000 sono stati feriti. Anche la speranza rischia di morire.
Ai.Bi. Amici dei Bambini con il progetto BAMBINIxLAPACE ogni giorno porta ai minori e le loro famiglie aiuto concreto, supporto psicologico e attimi di vita “normale”, in un tempo che normale non è.
Ecco perché oggi più che mai c’è bisogno del tuo aiuto: per non far spezzare il filo della speranza. EMERGENZA UCRAINA

E ricorda: ogni donazione gode delle seguenti agevolazioni fiscali.