BAMBINIXLAPACE. Moldova. Dalla parte dei profughi: “Certo i missili non volano più sopra le nostre teste, ma che vita è con la valigia sempre in mano?”

“Una guerra che ci ha tolto i nostri cari, gli amici, le case, il lavoro e i piani per il futuro. Stiamo vivendo con i bagagli in mano, assumendo una vita da nomadi, che non sappiamo come vivere”

 A Hincesti, in Moldova e più precisamente nel villaggio di Crasnoarmeisc, ha trovato rifugio dalla guerra una comunità di 15 profughi ucraini. Sono tutti di Mykolaiv – la città più sottoposta agli attacchi missilistici russi – e tutti in attesa di ricevere notizie da parte dei loro parenti (figli, coniugi, padri) rimasti nel Paese, per combattere.

Sono in Moldova da cinque mesi…

Cinque lunghi mesi “sospesi” e di “lotta” che si aggroviglia anche dentro le loro anime. Da un lato c’e’ la tranquillità (delle madri) che sentono di essere riuscite a mettere al sicuro i propri figli, mentre dall’altro si sentono annientati dal sentimento di colpevolezza per aver lasciato il Paese in un momento così difficile. A confessarlo sono soprattutto i ragazzi adolescenti, troppo piccoli per essere arruolati, ma ormai grandi e troppo maturi nel pensiero. Loro la guerra, anche se da lontano, la vivono alla pari con chi è rimasto a casa, a lottare.

Le madri, della vita prima della guerra non parlano molto; della vita dopo lo scoppio del conflitto armato, neanche.

 Forse perché, di fronte ad un tale dramma, il dolore è troppo forte, o forse perché riconoscere le proprie emozioni sarebbe come cedere alla disperazione e loro invece, dovrebbero mantenere la speranza, sia per i bambini che hanno portato via dal fuoco nemico, sia per i cari rimasti a difendere la patria.

Radunati nel centro del villaggio, in attesa degli aiuti umanitari che portano vari enti (tra i quali anche Ai.Bi.), parlano del tempo, delle birichinate dei figli che si stanno abituando, poco a poco, alla vita in Moldova, imparando persino qualche parola… e parlano pure di un possibile ritorno in Ucraina, anche se, la decisione sulla partenza, cambia ogni giorno. Le notizie che si susseguono sui media “sono, per ora, scoraggianti” – ammettono rassegnati, costretti a rimanere in un posto dove “i missili non volano sopra la testa”.

Il momento della distribuzione dei pacchi (contenenti prodotti alimentari ed igienici) si svolge in silenzio, diversamente da come accade, per esempio, nel caso delle famiglie socialmente vulnerabili del villaggio. Infatti, loro non sono socialmente vulnerabili. La loro vulnerabilità va cercata nel lutto della perdita di se stessi, in seguito ad una guerra che non hanno voluto, ne hanno iniziato, ma della quale ne subiscono le conseguenze.

“Una guerra che ci ha tolto i cari, gli amici, le case, il lavoro e i piani per il futuro. Stiamo vivendo con i bagagli in mano, assumendo una vita da nomadi, che non sappiamo come vivere” – questa è la confessione di una nonna che stringe nella mano il giocattolo della nipotina che la accompagna. La piccola, per la paura di perdere questo unico ricordo regalato dal padre, lo porta con sé ovunque va.

Al posto di “Arrivederci”, ci salutiamo con “Forza e corragio!”. E loro ci rispondono “Grazie! Ci risentiamo dall’Ucraina”!

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Ai.Bi. – Amici dei bambini ha messo in campo una campagna dedicata alla crisi ucraina: BAMBINIxLAPACE, alla quale chiunque può partecipare scegliendo una delle varie modalità di aiuto e vicinanza alle famiglie e i bambini ucraini.
Oggi, aiutare un bambino ucraino in fuga dalla guerra significa tenere viva la speranza che la guerra non sia l’ultima parola della sua vita, e che anche per lui ci sarà un futuro sereno nella sua terra.

EMERGENZA UCRAINA