BAMBINIxLAPACE. La scatola delle preoccupazioni dà voce ai bambini della guerra

Un piccolo contenitore raccoglie i pensieri nascosti di centinaia di bambini. Perché ascoltare con attenzione anche il non detto permette di intervenire prima che il dolore si trasformi in trauma

Il progetto BAMBINIxLAPACE di Ai.Bi. Amici dei Bambini promuove ludoteche in Ucraina e Modova, spazi che offrono una serie di attività pensate per i tanti bambini in fuga dalla guerra in Ucraina.
Una di queste iniziative è la scatola delle preoccupazioni.
Pensata per i bambini rifugiati accolti nelle comunità moldave, la scatola ha presto coinvolto anche i coetanei locali. Perché le preoccupazioni non conoscono confini: le fragilità dell’infanzia e dell’adolescenza superano barriere linguistiche, culturali e sociali.

Una “scatola di Pandora” al contrario

Nel mito greco, il vaso di Pandora, una volta aperta, liberò tutti i mali nel mondo, lasciando sul fondo solo la speranza.
Questa scatola, al contrario, si apre per accogliere: paure, solitudini, incertezze. E, come nel mito, anche qui resta qualcosa sul fondo: la possibilità di essere ascoltati, capiti, aiutati. È “una scatola di Pandora” rovesciata: non scatena caos, ma restituisce ordine, comprensione ed empatia.

Perché serve una scatola delle preoccupazioni?

La scatola rappresenta uno spazio neutro e protetto, dove bambini e ragazzi possono scrivere in forma anonima ciò che li affligge. Un gesto semplice, ma di grande significato: mettere nero su bianco le proprie emozioni aiuta a riconoscerle, e quindi ad affrontarle.
Per educatori e psicologi, è uno strumento prezioso: un termometro emotivo che consente interventi mirati e tempestivi.
Le preoccupazioni espresse spaziano da piccoli fastidi quotidiani – come la pioggia che impedisce di giocare – a interrogativi profondi e dolorosi: “Perché non posso tornare a casa?”; “Rivedrò mai mia nonna?”; “Mi fa male che nessuno ascolta come mi sento”; “Perché gli adulti sono sempre tristi?”
Parole semplici che raccontano vite complesse, traumi silenziosi e il bisogno urgente di essere visti, ascoltati, riconosciuti.

Quando una frase vale più di mille silenzi

La psicologa Galina, che lavora nella ludoteca di Dondușeni, racconta un episodio emblematico: durante un laboratorio sulla depressione, a una ragazza ucraina di 12 anni – nome di fantasia, Ruxy – viene chiesto di completare la frase “Mi preoccupa che…”. Lei scrive: “Mi preoccupa che a nessuno importi dei miei sentimenti. Anche quando ne parlo, non mi credono. Mi ignorano.”
Parole che Galina riconosce subito come campanello d’allarme: svalutazione, solitudine, ritiro emotivo – segnali possibili di una depressione nascente.
“La frase era breve, ma potentissima – spiega –. È nostro compito riconoscere queste richieste d’aiuto, anche quando non vengono gridate.” L’anonimato e il contesto sicuro della scatola hanno permesso a Ruxy di aprirsi. E proprio grazie a quelle poche righe, è stato possibile avviare un percorso di sostegno che altrimenti non sarebbe mai cominciato.

La prospettiva degli esperti

Svetlana Dintiu, psicologa scolastica e coordinatrice della ludoteca di Căușeni, racconta con sorpresa la grande partecipazione degli adolescenti tra i 14 e i 16 anni.
“Non mi aspettavo una risposta così sentita. Parlare apertamente di depressione ha permesso a molti di riconoscersi nei sintomi descritti. Hanno capito di non essere ‘sbagliati’, ma umani. Questo ha rafforzato la fiducia negli adulti e li ha spinti a cercare aiuto.”
Nella ludoteca di Popeasca, la collega di Svetlana sottolinea invece il valore dell’anonimato.
“All’inizio erano reticenti. Ma poter scrivere senza sentirsi giudicati ha fatto la differenza. Alcuni bambini, dopo aver riconosciuto i propri vissuti, hanno smesso di incolpare gli altri e hanno iniziato a sostenersi a vicenda. È stato un passaggio fondamentale.”
Anche Galina conferma: “Ogni parola scritta è una finestra sulla mente di un bambino. E ogni finestra aperta in tempo può diventare una porta verso la guarigione.”
La scatola delle preoccupazioni non è solo uno strumento terapeutico: è un ponte tra il mondo dei bambini e quello degli adulti. Una dimostrazione concreta che, se ascoltiamo con attenzione anche il non detto, possiamo intervenire prima che il dolore si trasformi in trauma.

Il tuo sostegno ai bambini dell’Ucraina

Le iniziative di Ai.Bi. in Ucraina e Moldova si susseguono ormai da tre anni. Purtroppo, la guerra non accenna a finire e, con essa, non finiscono i bisogni dei bambini e delle famiglie. Anzi, ogni giorno che passa è un giorno in più di guerra ad appesantire i pensieri, il vivere quotidiano e la speranza verso il futuro. Ecco perché oggi più che mai serve l’aiuto di tutti per riuscire ad andare incontro ai bisogni delle famiglie e, soprattutto, dei bambini, da sempre le prime vittime di ogni guerra e ogni emergenza. Chiunque può dare il proprio contributo attraverso una donazione, per dare continuità agli interventi che Ai.Bi. compie ogni giorno nel contesto della campagna #BAMBINIXLAPACE. EMERGENZA UCRAINA

E ricorda: ogni donazione gode delle seguenti agevolazioni fiscali.