BAMBINIxLAPACE. Ucraina-Moldova, andata senza ritorno: la nuova vita di Liubovi

Fuggita dalla guerra con il figlio, trova accoglienza a Căușeni grazie ai progetti e le attività di Ai.Bi. Amici dei Bambini nel Paese. Ma il cuore resta oltre il confine

Liubovi ha poco più di cinquant’anni e uno sguardo dolce, segnato però dalla stanchezza. È arrivata in Moldova il 7 aprile 2022 insieme al figlio, lasciandosi alle spalle un’Ucraina in fiamme e il resto della sua famiglia: il marito, i genitori e il fratello. Pensava che sarebbe rimasta lontana da casa solo per qualche mese, giusto il tempo che le autorità trovassero un accordo e che tutto tornasse alla normalità.
“Ma tre mesi si sono trasformati in tre anni… e ormai sono passati altri tre mesi. Tutti vissuti in un’attesa amara, incessante, la cui fine continua ad allontanarsi, chissà per quanto ancora”, riflette Liubovi.
Come migliaia di altre donne ucraine, anche lei continua ad aspettare. Aspetta di poter tornare nella sua casa, di riabbracciare il marito, di addormentarsi senza la paura che una telefonata porti cattive notizie. Aspetta di rivedere la sua terra, quella che ha lasciato insieme a tutto ciò che le apparteneva: oggetti, abitudini, ricordi. La sua vita.

Un rifugio temporaneo, una speranza da ricostruire

Arrivati in Moldova, Liubovi e suo figlio sono stati inizialmente accolti nel villaggio di Popeasca, nel sud del Paese, dove era stato allestito un centro per i profughi della guerra. Una struttura nata come risposta all’emergenza causata dall’esodo massiccio iniziato nel 2022, quando — come dice Liuba — “è cominciata la follia”.
Ad attenderli alla frontiera di Palanca, oltre alla tenda nella quale Ai.Bi. Amici dei Bambini distribuiva focaccine calde e un kit con alcuni beni di prima necessita a tutti gli sfollati, c’erano alcuni parenti pronti ad accoglierli e a tendere loro una mano. È stato proprio a Popeasca che Liubovi ha saputo, tramite altri rifugiati, dell’esistenza del Centro Cooperazione Sud (CCSud), partner locale di AiBi Moldova, impegnato nell’attuazione del progetto PACE: Protezione, Accoglienza, Cultura, Educazione.
Grazie al progetto portato avanti da Amici dei Bambini e dai suoi partner, madre e figlio hanno potuto ricevere aiuti materiali tramite voucher prepagati, ma anche qualcosa di più prezioso: ascolto, accompagnamento, supporto psicologico nei momenti di maggiore fragilità.
Quando non è stato più possibile rimanere nel centro di accoglienza di Popeasca, un ulteriore intervento ha permesso di trovare una sistemazione nel vicino villaggio di Hagimus.
“Non avevamo più un posto dove andare. Ma non siamo stati lasciati soli. Ci hanno aiutati, ci hanno accompagnati passo dopo passo”, racconta Liubovi con gratitudine.

La scuola, tra attese e nuove partenze

Nel frattempo, la vita ha cercato — a fatica — di ritrovare un ritmo. All’inizio, con la convinzione che la permanenza in Moldova fosse temporanea, il figlio ha continuato a studiare online, seguendo le lezioni della scuola ucraina grazie al supporto degli insegnanti rimasti in patria. Due anni davanti a uno schermo, nella solitudine, con la speranza quotidiana di poter presto tornare tra i banchi di casa.
Ma col tempo, quella speranza ha lasciato spazio a una nuova consapevolezza: l’esilio forzato non era più solo una parentesi. Liubovi ha capito che suo figlio aveva bisogno di una quotidianità reale, di socializzare, di vivere la scuola come ogni altro ragazzo della sua età.
Così, quest’anno è stato iscritto alla settima classe del Liceo A.S. Pușkin di Căușeni, dove frequenta le lezioni insieme ai suoi coetanei moldavi. Nella stessa scuola, grazie al progetto BAMBINIxLAPACE di Ai.Bi., lo scorso autunno è stata inaugurata una delle cinque Ludoteche: spazi accoglienti, attrezzati con giochi, materiali didattici e libri, pensati per offrire a bambini e adolescenti momenti di svago e serenità anche durante le ore scolastiche.
“All’inizio pensavo che tutto questo sarebbe durato poco” — ribadisce Liuba — “ora so che, anche se siamo lontani da casa, dobbiamo costruire qualcosa di buono, ogni giorno, per i nostri figli”, confida con la forza silenziosa di chi ha imparato a resistere.
Liubovi racconta la sua storia con discrezione, ma anche con una dignità che colpisce. Non cerca compassione, ma condivisione.
“Siamo grati — dice — a chi ci ha aiutato. Ma il nostro cuore è ancora in Ucraina.”
Quella di Liubovi è la storia di una tra tante donne costrette a reinventarsi altrove, svegliandosi ogni giorno in una casa che non sentono propria, con il cuore rimasto al di là del confine. Donne che, pur mettendo da parte il proprio dolore, cercano di offrire ai figli un presente dignitoso, mentre il futuro resta sospeso, ancora tutto da scrivere.
Nel frattempo, grazie alla rete di accoglienza di costruita da Ai.Bi., Liubovi ha ritrovato almeno un frammento di serenità. E in quell’angolo della Moldova, così lontano da casa, si continua a costruire una comunità fondata sulla solidarietà e sulla speranza.

La speranza dei bambini dell’Ucraina è appesa a un filo

Dallo scoppio della guerra in Ucraina, sono passati oltre 3 anni. In questo tempo oltre 600 bambini sono morti e oltre 2.000 sono stati feriti. Anche la speranza rischia di morire.
Ai.Bi. Amici dei Bambini con il progetto BAMBINIxLAPACE ogni giorno porta ai minori e le loro famiglie aiuto concreto, supporto psicologico e attimi di vita “normale”, in un tempo che normale non è.
Ecco perché oggi più che mai c’è bisogno del tuo aiuto: per non far spezzare il filo della speranza. EMERGENZA UCRAINA

E ricorda: ogni donazione gode delle seguenti agevolazioni fiscali.