Binetti (Ap): “I bambini pretendono un sistema italiano delle adozioni internazionali trasparente e accessibile”

binettiContinua a destare polemiche il caso della mancata pubblicazione, per 9 lunghi mesi, da parte della Commissione Adozioni Internazionali dell’accordo bilaterale tra Italia e Cina. Questa volta è la senatrice di Area Popolare Paola Binetti a intervenire sul tema, ormai di dominio pubblico, della paralisi della Cai, analizzando in particolare la mancanza di trasparenza della nostra Autorità Centrale proprio in merito al ritardo nella pubblicazione dell’intesa tra Roma e Pechino.

“Mi sorprende che avendo Italia e Cina firmato un accordo sulle adozioni internazionali circa un anno fa– ha detto Binetti -, gli enti autorizzati a lavorare in quel Paese ne siano stati informati solo dopo mesi. Sembra che la notizia dell’accordo sia stata pubblicata dall’autorità cinese nell’estate scorsa, mentre le autorità italiane non ne hanno parlato fino a pochi giorni fa”.

Da qui la richiesta della senatrice centrista al mondo politico e istituzionale di “garantire che il sistema delle adozioni internazionali italiano sia trasparente e accessibile, in tempi brevi e nel pieno rispetto delle legislazioni, nazionale e internazionale”. Questo sia nell’interesse dei genitori che, soprattutto, dei bambini al centro degli accordi.

Il primo criterio guida di chi si occupa di adozioni internazionali, ricorda Binetti, deve essere sempre il bene dei minori. “Ogni adozione comporta un insieme di speranze e di difficoltà – spiega l’esponente di Ap – che vanno risolte per evitare al bambino un secondo trauma di abbandono o comunque di fallimento”. Ecco perché, per Binetti, la costruzione di una rete di supporto per le famiglie adottanti è “una garanzia in più del buon esito di questa delicata operazione e può rappresentare un efficace deterrente al ricorso alla maternità surrogata”.

L’impegno delle istituzioni e il corretto funzionamento della Cai – che invece è paralizzata da oltre 2 anni – è fondamentale per dare una nuova famiglia a tanti bambini abbandonati e limitare il ricorso al “figlio su misura” e a pratiche di sfruttamento delle donne più povere. Ricordando anche il ruolo delle associazioni, Binetti evidenzia l’importanza di creare il giusto clima di formazione per le famiglie candidate all’adozione, aiutandole nella presa in carico delle eventuali problematicità che potrebbero presentarsi”. Compiti fondamentali, ma resi senza dubbio ancora più complessi da una Cai che per quasi un anno non rende noto il contenuto di un accordo firmato con uno dei principali Paesi di origine dei minori adottati in Italia, come la Cina.

 

Fonte: Nuovo Corriere Nazionale