«Cercasi figlio da adottare»… e una coppia affitta un cartellone stradale

adoptDue anni per adottare. In Italia è questo il tempo medio per accogliere un bambino straniero, dal conferimento dell’incarico a un ente autorizzato fino al rilascio dell’autorizzazione all’ingresso (dati rapporto Cai 2012). Per l’adozione nazionale poi i tempi sono biblici. Cosa che è comune anche in America.

E proprio dagli Usa arriva la storia di un’adozione che viaggia ‘a tutta velocità’. Una coppia del Maryland, anziché il solito annuncio su giornali, riviste e siti internet, ha optato per un mega cartellone pubblicitario che fa bella mostra di sé lungo una strada molto trafficata. Accanto alla foto dei due aspiranti genitori, c’è scritto «Coppia di innamorati in cerca di adozione». Con tanto di numero di telefono e indirizzo web. Nel sito che la coppia raccontano tutto sulla loro famiglia, sulla casa, sull’altro figlio. Negli Stati Uniti è tutto legale.

Orna, medico, e Jay, impiegato nel mondo del marketing, sono già genitori adottivi di un bambino di due anni, ma vorrebbero un altro figlio. Hanno fretta e non ne vogliono sapere di rifare la trafila della prima adozione. Così hanno deciso di investire i loro risparmi in pubblicità, spendendo 2mila dollari al mese.

Il luogo dove compare l’annuncio non è stato scelto a caso: si tratta infatti di una strada del New Jersey, Stato dove le donne che rifiutano i propri figli subito dopo la nascita hanno solo 72 ore di tempo per riconoscere il figlio, mentre in altri  Stati le madri hanno 28 giorni di tempo per cambiare idea.

La modalità di ricerca ‘autonoma’ si chiama «adozione domestica», e può avvenire in due modi. O ci si rivolge a un’agenzia, che contatta future madri che non vogliono abortire ma nemmeno tenere il bambino o si mettono annunci privati e si aspetta di essere contattati. Utilizzando un’agenzia i costi possono arrivare fino ai 10 mila dollari, cercando autonomamente i prezzi scendono. L’altro tipo di adozione, quella tradizionale, è chiamata «foster care» e avviene con bambini provenienti da istituti o affidati temporaneamente a famiglie.

 

Fonte: tempi.it