Conferenza Nazionale delle Famiglie: Tettamanzi, “per chi ha ruoli istituzionali il privato è anche pubblico”

Non si deve scindere mai l’aspetto privato da quello pubblico. Soprattutto quando si hanno particolari responsabilità, in ogni ambito, il privato e il pubblico coincidono. E bisogna comportarsi in modo coerente con quel che si dice”.

Il Cardinale Dionigi Tettamanzi, che porterà il saluto della Chiesa alla Conferenza Nazionale delle Famiglie che si terrà a Milano a partire dall’8 novembre, in un’intervista a “Repubblica” del 4.11.2010, non si preoccupa di celare una certa amarezza per quello che sta accadendo nel nostro paese e nei confronti di chi ha impegni istituzionali. L’arcivescovo di Milano fotografa una situazione dell’Italia allarmante, fatta di immoralità e stordimento generale.

Il cardinale in particolare punta il dito contro l’incoerenza di molti rappresentanti pubblici, incapaci di accompagnare i buoni propositi ed i valori con azioni riscontrabili.

“Quando si parla di valori, bisogna anche impegnarsi a creare le condizioni necessarie per realizzarli, altrimenti il discorso è inutile se non controproducente“.

L’effetto di questa condotta è che l’opinione pubblica sembra ormai distratta dalle frivolezze, non avvertendo la gravità del momento in cui versa l’Italia.

Nonostante la criticità della situazione attuale, l’arcivescovo si dichiara però fiducioso del fatto che “prima o poi la nostra società trovi la forza di reagire e rinnovarsi”.

Il Cardinale Tettamanzi rivolge un pensiero particolare anche ai genitori: “Il problema non è quello che provo io, in questo clima di insipienza diffusa. Il problema più grave lo vivono i genitori che devono spiegare che cosa sta succedendo ai propri figli, alle figlie che hanno la stessa età di quelle che si vedono in foto sui quotidiani in questi giorni. Di fronte a questo scadimento dei costumi bisognerebbe occuparsi di quel che filtra nel quotidiano delle persone, bisognerebbe dare voce al grave disagio che vive una società bombardata da messaggi distraenti e edonistici, in cui tutto si misura solo sulla base del divertimento, dello scherzo greve. Panem et circenses, si diceva ai tempi dei Romani”.
In conclusione Tettamanzi ricorda l’esempio di San Carlo Borromeo “La convivenza civile è minata dalla ricerca del successo, è manipolata per strapparne il consenso. Il Borromeo attraversava la città ferita dalla peste, stava in mezzo alla gente, specie se povera e provata, non per essere populista, per guadagnare consenso e plauso, ma per vivere relazioni autentiche”.