Corte di Strasburgo: consentire i matrimoni gay e l’adozione da parte di persone non sposate non è un obbligo per gli Stati europei

STRASBURGO-PARLAMENTO-EUROPEOLa sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo del 19 febbraio sul caso dell’adozione di un minore da parte della compagna lesbica della madre in Austria, ha fatto molto discutere, come se questa rappresentasse un tassello verso l’affermazione dei diritti delle persone gay di sposarsi o di adottare.

In realtà la Corte di Strasburgo non ha affatto stabilito questo.

Si è trattato di una pronuncia che ha accertato una cosa ben diversa, e cioè la responsabilità dell’Austria per avere creato una discriminazione fra le persone in base al loro orientamento sessuale visto che il diritto austriaco – a differenza di quello italiano, ma anche della maggior parte di Paesi europei – consente di adottare il figlio del partner anche a persone non sposate con il genitore del bambino.

In Italia, invece, questo tipo di adozione è ammesso dall’art. 44 della legge 184/1983 e ss.mm. ma solo per il coniuge del genitore del bambino (cioè la coppia deve essere sposata).

La discriminazione, quindi, nel caso dell’Austria, c’è stata perché in quel Paese anche le persone eterosessuali possono adottare i figli di persone con cui non sono sposate.

Quello che non è stato sufficientemente sottolineato, però, è il fatto che la stessa Corte europea chiamata a pronunciarsi sulla discriminazione in un altro caso analogo, di un cittadino francese contro la Francia, aveva rigettato la richiesta precisando che gli Stati membri dell’Europa non sono obbligati a prevedere con legge nazionale né il matrimonio gay né l’adozione del figlio del “partner” non coniugato.

E siccome in Francia, esattamente come in Italia, si può adottare il figlio di un coniuge ma non il figlio di un “partner” con cui non si è sposati, il punto era che in quel caso non c’era stata alcuna discriminazione perché a prescindere dall’orientamento sessuale chi non è sposato non può fare quel tipo di adozione.

Certo, le ultime notizie sulla possibile introduzione del matrimonio gay da parte della Francia in questo senso possono allarmare, perché se la legge prevedesse il matrimonio gay l’evoluzione del diritto di adottare il figlio del coniuge gay potrebbe essere invocata proprio sulla base della decisione di ieri della Corte Europea sulla non discriminazione.

Utile una precisazione sulla situazione attuale di una Europa in cui sarebbero ben 7 gli Stati membri – e tra questi per fortuna non figura l’Italia – che consentono l’adozione, da parte di persone non sposate, dei figli di uno dei due componenti della coppia. Tra questi, sarebbero addirittura 5 i Paesi europei che la prevedono anche per le coppie omosessuali (Belgio, Olanda, Regno Unito, Slovenia e Spagna), mentre altri 2 Stati pare la ammettano solo per le coppie eterosessuali (Portogallo e Romania) (fonte Corriere della Sera).

Certo c’è da considerare che se gli Stati europei cominciassero a introdurre matrimoni gay, diverrebbe possibile anche l’adozione del tipo ammesso in Austria in molti più Paesi, con la conseguenza che l’adozione nazionale potrebbe automaticamente aprirsi alle persone gay e avere un ruolo determinante nel rivoluzionare la composizione delle famiglie, proprio attraverso la strada del divieto di discriminazione.

Ma in questo quadro, chi pensa al superiore interesse dei minori?

Possibile che ancora una volta debbano essere gli avvocati a dimostrare che per un bambino crescere con due genitori dello stesso sesso può avere delle importanti implicazioni sulla formazione della sua identità?