Crisi adozione internazionale: non c’è… o… forse… c’è! E anche gli altri Enti Autorizzati finalmente si muovono!

 

news 1 nuovo 350Troppo scontato dire adesso: Ai.Bi. aveva ragione.  Sono passati ben due anni da quando Amici dei Bambini ha lanciato, per la prima volta, l’allarme sulla crisi delle adozioni internazionali e sul calo spaventoso nella disponibilità delle coppie italiane ad accogliere i minori stranieri abbandonati.

Non è bastato il calo del 50% delle idoneità dichiarate dai Tribunali negli ultimi cinque anni o il crollo del 21,7% delle adozioni internazionali solo nel 2012. Neppure è servita la relazione conclusiva dell’indagine della Commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza, che, con documento del gennaio 2013, ha ufficializzato i dati conclusivi della specifica indagine condotta in materia di adozioni. Non è servita la campagna di comunicazione sul Manifesto per una nuova legge e il coinvolgimento di oltre 15 mila famiglie che l’hanno sottoscritto. Paradossalmente poche, tiepide reazioni si sono avute anche sulle due proposte di legge per la riforma delle Adozioni Internazionali, depositate rispettivamente alla Camera e in Senato.

Poi è bastata la pubblicazione del decreto del Ministero della Giustizia del 26 luglio 2013 con cui è stata costituita, presso il Gabinetto del Ministro della Giustizia, una Commissione di studio con il compito di approfondire le tematiche connesse all’adozione internazionale e all’accoglienza dei minori stranieri, perché gli Enti Autorizzati si muovessero.

Di quella Commissione è stato chiamato a far parte il presidente di Ai.Bi., Marco Griffini. Ricordiamo che l’obiettivo del Ministro è quello di un approfondimento delle possibili riforme delle procedure dell’adozione internazionale, in particolare con lo scopo di valutare le strade per giungere ad una riduzione dei costi e all’introduzione di “ipotesi di gratuità” dell’adozione internazionale; l’agevolazione dell’adozione dei minori con “bisogni speciali”; la valutazione dell’opportunità della introduzione nell’ordinamento italiano delle cosiddette accoglienze innovative (dunque il riconoscimento della “kafala” come affidamento preadottivo dei minori orfani originari di paesi di legge coranica e degli istituti del soggiorno a scopo adottivo e dell’affidamento internazionale).

Risultato? Ben 30 enti autorizzati, insieme alla agenzia della Regione Piemonte, hanno sottoscritto (direttamente o tramite appositi coordinamenti) una lettera diretta al Ministro Cancellieri e al Ministro Kyenge (la riportiamo per intero sul nostro sito), con un malcelato velo di critica e per chiedere di essere inclusi nei lavori di approfondimento voluti dal Ministro.

In ogni caso, dopo lunghi mesi di silenzio, in cui Amici dei Bambini era completamente sola quando presentava queste proposte, adesso finalmente tutti gli enti sono scesi in campo. Più che la crisi delle adozioni, potè l’inclusione/esclusione da una Commissione.  Comunque questa mobilitazione è, di per sé, un’ottima notizia. Adesso che tutti si sono accorti dell’emergenza in cui versano le adozioni si potrà portare finalmente avanti una radicale riforma congiuntamente.

In tale ottica è stata autoconvocata una  riunione generale degli Enti Autorizzati che si svolgerà a Milano l’11 e il 12 settembre con all’ordine del giorno proprio l’esame delle proposte di riforma dell’adozione internazionale.

Rispetto alla Commissione di Studio  resta da capire come procedere. Nella lettera rivolta a Cancellieri e Kyenge si chiede infatti che la Commissione, cui è stato attribuito il compito di concludere i lavori entro gennaio 2014, si occupi anche di adozione nazionale e di affidamento familiare dei minori a livello nazionale. Inoltre si fa richiesta di essere meglio rappresentati aumentando il numero dei componenti del gruppo di lavoro o di essere almeno “uditi”.

Certo che se fra i firmatari della lettera figurano anche enti non più presenti nell’ albo degli Enti Autorizzati, ci sorge qualche dubbio sulla pretesa di una effettiva rappresentatività. Nessun problema per l’audizione, tuttavia la proposta sulla estensione dei lavori  a temi così ampi, come adozione nazionale e affido, comporta il rischio di rallentare i lavori, creando un vero e proprio impasse. Non vorremmo che tali richieste fossero state pensate secondo una  logica larvatamente “ostruzionistica”: la Commissione di studio infatti ha pochissimo tempo a disposizione (oramai solo 5 mesi) per elaborare delle concrete proposte per la riforma della adozione internazionale e la richiesta di affrontare in così poco tempo tutto lo scibile dell’accoglienza potrebbe celare il desiderio (forse inconscio?) di lasciare “le cose come stanno”.