Di chi sono figli, i bambini abbandonati? Né della madre biologica né di quella adottiva

Ho letto lo sfogo del papà adottivo che chiede di non aiutare i genitori adottivi a cercare i figli abbandonati anni prima. E ho bisogno di condividere con lo staff di Ai.Bi. e i lettori di questo sito la mia storia. Sono una figlia adottiva e cerco da anni ed anni la mia madre di nascita. Ho avuto e ho una famiglia adottiva che amo, ma non si può dimenticare che per nove mesi sono stata nel grembo della mia madre di nascita. Lei ha scelto di non tenermi ed ha deciso con coraggio di lasciarmi in ospedale. Questo per la legge cancella lo status di madre, ma per me non la rende meno madre. I figli di chi sono? Di chi li ha portati in grembo o di chi li ha cresciuti? Non sono di nessuno. E soprattutto, crescono e diventano adulti, con diritti e doveri. Il diritto alle origini è un diritto riconosciuto in Europa e l’Italia dovrà adeguarsi prima o poi. Non giudicate un’ esigenza così forte come quella di conoscere la propria madre di nascita, è un bisogno da riconoscere, accettare e a cui rispondere.

Monica

 

IRENEBERTUZZICara Monica,

tutti i genitori adottivi conoscono quanto dolore si portano dentro i propri figli a causa dell’abbandono. A volte si ha la sensazione che per quanto essi siano consapevoli di essere infinitamente amati dai genitori adottivi e da fratelli, nonni, zii, cugini ecc…, tuttavia  si portano dentro un vuoto che sembra non potersi colmare mai. Come lei testimonia, la ricerca più che legittima delle proprie origini riguarda anche figli adottivi che hanno un ottimo rapporto con i genitori che li hanno cresciuti. Ci sono persone che per tutta la vita si portano dentro il bisogno di conoscere il volto della donna che li ha partoriti e altri che invece magari decidono di andare a visitare i luoghi dove sono nati per pura curiosità: semplicemente per vedere il Paese dove sono nati e – in un certo qual senso – riappacificarsi con il proprio passato. Ma un conto è comprendere questo bisogno e accompagnare i figli adottivi nella loro ricerca, un altro è mettere in discussione la norma attuale che impedisce di risalire facilmente alla genitrice. Il pericolo infatti è che ciò potrebbe spingere molte donne a optare per l’aborto, piuttosto che avvalersi di quanto la legge italiana consente e cioè portare avanti la gravidanza, partorire e non riconoscere il proprio figlio al momento della nascita, lasciandogli comunque la chance di vivere e di essere amato.

Cordiali saluti,

Irene Bertuzzi

Responsabile Area Adozioni Internazionali di Ai.Bi.