Don Maurizio Chiodi: “Le braccia di chi accoglie un bambino abbandonato sono le braccia di Gesù”

papà braccio figlio 400 286Di seguito l’omelia di don Maurizio Chiodi, assistente spirituale di Amici dei Bambini e della comunità “La Pietra Scartata”, che accompagna le Letture e il brano del Vangelo di domenica 16 maggio.

 

Oggi è la solennità dell’Ascensione del Signore, quaranta giorni dopo la Pasqua, anche se noi celebriamo questa festa la domenica successiva. E’ il racconto di Luca, negli Atti degli Apostoli, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, che è all’origine di questa ‘cronologia’.

Luca racconta che «dopo la sua passione» Gesù si mostrò vivo ai suoi apostoli «con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio».
Il racconto degli Atti dice anche che Gesù chiede ai suoi «di attendere l’adempimento della promessa del Padre». E questa è la promessa: « Sarete battezzati in Spirito Santo».
Gesù ai suoi dice anche: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi». Dunque, la prossima domenica noi celebreremo la solennità della Pentecoste, che è la conclusione e in un certo senso il culmine della Pasqua di Gesù.
Allora, l’Ascensione di Gesù al cielo sta in mezzo, tra la Pasqua e la Pentecoste, come a dire che, in questa festa, noi non celebriamo ‘l’abbandono’ di Gesù, ma ci prepariamo ad accogliere il dono del Risorto, che è la grazia dello Spirito Santo, che è la dolce forza dell’Amore che ci è donato, come principio e ‘soffio’ di vita nuova.

Ma fermiamoci ad ascoltare il Vangelo di Marco, che oggi abbiamo proclamato, proprio nella sua conclusione.
L’evangelista ha appena finito di raccontare della incredulità e della durezza di cuore degli Undici, che sono a tavola con Gesù, incapaci di riconoscerlo e di affidarsi a Lui.
Anche Luca, negli Atti, riporta la domanda di quelli «che erano con lui». Al Signore questi chiedono quando egli ricostituirà «il regno per Israele», mostrando però in questo modo di non aver ancora compreso il senso di tutto quel che era accaduto in quei giorni! I discepoli comprenderanno ‘tutta la verità’ solo grazie al dono dello Spirito Santo.

Ed è così anche per la Chiesa oggi! Noi non possiamo comprendere e testimoniare Gesù se non accogliamo la grazia dello Spirito. Dio non è una montagna da scalare o da conquistare, ma è una Presenza da accogliere, abbandonandosi alla gratuità di un Amore che ci colma della sua sovrabbondanza!
Non è un caso che, nel racconto di Marco, dopo la Pasqua, gli Undici non dicono nemmeno una parola. A noi è chiesto di accogliere e di ricevere. Solo allora potremo parlare.

Il Vangelo di oggi riporta nelle ultime parole di Gesù, prima di essere «elevato in cielo» e cioè di sedere «alla destra di Dio» – un’espressione sintetica, ma molto forte, per dire che Gesù entra nella gloria del Padre e si siede alla sua destra, come Signore della storia e del tempo.
Per questo pur essendosi fisicamente allontanato da noi, in realtà Gesù non ci ha abbandonato.

Come Signore della storia – dice il Vangelo di Marco – egli «agiva insieme con loro», gli Apostoli «e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano!».
E’ bellissima questa conclusione del Vangelo di Marco: Gesù rende i suoi capaci di segni che confermano la Parola.

E’ così per la Chiesa di oggi. E’ Gesù che agisce con noi, ponendo nel mondo – non senza di noi! – i segni della sua Presenza attiva nella storia. Noi cristiani, oggi, siamo le mani, la bocca, i piedi, gli occhi di Gesù.

San Paolo, nella seconda lettura, scrive che noi siamo «un solo corpo e un solo spirito». E aggiunge che l’unico Padre di tutti «opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti».
Dobbiamo ricordare sempre questa Parola. Nella comunità cristiana è Dio che opera, come se noi oggi fossimo il suo corpo, la sua Presenza per gli uomini del nostro tempo! Pensate quale grazia e quale responsabilità!

Paolo dice anche che a ciascuno di noi è stata data una «grazia» differente, particolare, specifica, «secondo la misura del dono di Cristo», che è dato a ogni credente. Non tutti sono apostoli, non tutti profeti, non tutti evangelisti, pastori, maestri.
E’ necessario che ciascuno di noi sia e si senta attivo, parte viva dell’unico «corpo di Cristo», chiamato a mettere in gioco il dono di grazia che ha ricevuto.
Quello che posso fare io, non può farlo nessun altro. Nessuno di noi è spettatore, come se fossero gli altri a ‘giocare’ e a impegnarsi.
Ciascuno di noi è chiamato a trovare il suo servizio, il suo ministero nella Chiesa, a servizio dell’unità e del Vangelo di Gesù!

Sono proprio queste le ultime parole di Gesù nel Vangelo di Marco.
Il comando fondamentale che egli ha lasciato a tutti noi è potente come una ‘bomba’: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».
«In tutto il mondo», dice Gesù.
Il Vangelo è una forza esplosiva che non possiamo trattenere, come se fosse un tesoro geloso e da nascondere.
Il Vangelo è una grazia che non possiamo se non comunicarla, ridonarla, così come è stata donata a noi.
«A ogni creatura»: senza confini di tempo, di spazio, di cultura, di nazionalità, il Vangelo va donato a tutti. E’ universale, cattolico!
Certo, questo dono non può essere imposto. Gesù dice che «chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato». Nessuno è costretto. Nessuno può essere costretto ad accogliere un dono.
Così è per il Vangelo.
Ma in questo dono c’è in gioco il nostro destino. Chi lo accoglie, viene salvato, trova la pienezza della vita, trova rimedio alla sua debolezza, al suo dolore, alle prove e alle fatiche della vita e, ultimamente, trova speranza e salvezza dinnanzi all’angoscia della morte.

Chi accetta questa splendida grazia – questa è la promessa di Gesù – diventerà capace di porre dei ‘segni’, dei gesti, degli atti, che vanno al di là della sua forza e delle sue possibilità.

I suoi discepoli – cioè noi! –, dice Gesù, scacceranno «demòni» e cioè saranno capaci di liberare la potenza del male che opprime e schiaccia la vita di tante persone.

«Parleranno lingue nuove».
Non solo perché annunceranno il Vangelo a ogni creatura, ma perché diventeranno capaci, come in una nuova Babele al contrario, di superare le divisioni, essere segno di comunione, di fraternità, di pace.

«Prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno».
A noi, suoi discepoli, Gesù dice di non aver paura, di non temere alcun pericolo, alcuna minaccia o difficoltà. Nulla e nessuno potrà farci del male, e cioè toglierci la sua grazia, la sua gioia.

«Imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
L’ultimo segno, forse il più bello, è che Gesù chiede a noi di prendere cura di chi è debole, di chi è malato, di chi soffre, di chi è solo e di essere per lui segno della sua tenerezza.

don Maurizio

Letture e Vangelo di questa Domenica

PRIMA LETTURA Dagli Atti degli Apostoli At 1,1-11
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

SECONDA LETTURA Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni Ef 4,1-13
Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose.
Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

VANGELO Mc 16,15-20 Dal Vangelo secondo Marco 
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.