Donne uccise dai loro uomini: che fine fanno i figli? Adozione o famiglia allargata?

NEWS 1C’è un’ emergenza finora sottaciuta. In Italia ci sono 1500 orfani di madre, vittime di omicidi compiuti da mariti, conviventi, fidanzati. Per lo più «ex» che non si rassegnano alla fine di una relazione e confondono l’amore con il possesso.

Dietro le donne uccise, restano invisibili i loro figli. Non tutelati economicamente da una legge specifica e trattati dai tribunali alla stregua degli altri orfani. Ma le loro storie sono completamente diverse.

L’esercito invisibile dei 1500 orfani si riferisce al periodo che va dal 2000 al 2013. Il dato è emerso grazie al progetto europeo «Daphne» coordinato dalla psicologa e criminologa Anna Costanza Baldry, docente alla Seconda Università di Napoli e consulente per l’Onu, la Nato e l’Ocse in materia di violenza sulle donne e i bambini.

Il progetto punta a creare un data-base degli orfani da femminicidio, per poi poterli aiutare. Sono bambini che hanno esistenze devastate. Emblematico il caso di due figli di una donna uccisa a Napoli. Racconta la criminologa: «La coppia aveva una figlia e un figlio piccoli. Siamo andati a vedere a distanza di anni come si era evoluta la loro vita: la ragazza era finita nel giro della prostituzione ancora minorenne, il ragazzo era entrato nella criminalità».

Come scrive Raphäel Zanotti su La stampa «Questi orfani sono vittime che non sono sotto i riflettori, perché minorenni. Ma proprio per questo più a rischio, infilati in percorsi fatti di affidamenti, adozioni, tribunali dei minori».

Di loro si perdono presto le tracce. Sono orfani che nella migliore delle ipotesi hanno uno dei due genitori in carcere per ciò che ha fatto all’altro. In Italia non esistono strumenti che offrano a questi bambini una vita più accettabile.

Nella maggior parte dei casi, i tribunali dei minorenni affidano questi bambini ai parenti più prossimi, quasi sempre i nonni. Ma non è automatico che di loro si prendano cura i nonni materni. Ci sono bambini assegnati ai nonni paterni perché, a giudizio del giudice, l’affidamento alla famiglia materna avrebbe fatto crescere il minore in un clima di astio nei confronti della parte paterna.

Ma quei minuti di follia che scatenano la furia di uomini fragili squassano la vita dei loro figli oltre l’immaginabile. Per sempre. Il 13 luglio scorso a Palermo la 26enne Rosy Bonanno venne uccisa a coltellate dal suo ex convivente Benedetto Conti, di 40 anni, davanti al loro figlioletto di due anni. Il piccolo rimase vicino al cadavere della mamma fino a quando i genitori di lei, usciti per andare dal medico, non rientrarono in casa. Adesso il bambino verrà adottato. Per il tribunale, i genitori di Rosy sono troppo anziani e poveri perché possano occuparsi del nipotino. Ed è tragedia nella tragedia.