Dopo il Coronavirus nessuna fiducia ritrovata. E nessun “baby boom”

Culle sempre più vuote: i problemi emersi relativi alla gestione dei servizi dell’infanzia rappresentano un freno alla volontà di programmare la nascita di un altro figlio

No, dopo la pandemia non ci sarà alcun baby boom. Nessuna esplosione demografica da fiducia ritrovata. A spiegarlo è lo studio “La pandemia di Covid-19 e la fecondità umana”, che rientra nelle attività di ricerca del Centro Dondena all’interno del Covid Crisis Lab dell’Università Bocconi di Milano e pubblicato da Science, l’autorevole rivista dell’American Association for the Advancement of Science. Lo studio è opera di quattro ricercatori bocconiani (Arnstein Aassve, Nicolò Cavalli, Letizia Mencarini e Samuel Plach) e di Massimo Livi Bacci dell’Università di Firenze. La ricerca, purtroppo, conferma le previsioni più fosche circa un crollo delle nascite successivo all’epidemia da Covid nel mondo.

“L’emergenza sanitaria – spiega al quotidiano Il Giorno la professoressa Mencarini – causerà presumibilmente un calo della fecondità. In passato quando la mortalità si alzava a causa di guerre, catastrofi naturali e grandi epidemie si assisteva negli anni successivi a una crescita della fecondità. Un ‘effetto sostituzione’ che dopo il Covid-19 non dovrebbe verificarsi anche perché, a differenza del passato, la mortalità non è stata trasversale a livello demografico ma ha purtroppo interessato soprattutto la fascia anagrafica più fragile: gli anziani”.

Coronavirus. Nessun “baby boom” dopo la pandemia. Virus amplificatore di una tendenza già in atto

E, così, il Coronavirus non potrà che essere amplificatore di una tendenza già in atto. “La fecondità – prosegue infatti la professoressa Mencarini – era già stata messa a dura prova dalla crisi economica post-2008. L’emergenza sanitaria si è inserita in una fase depressiva già in corso. E anche nei Paesi tradizionalmente ad alta fecondità si è diffusa l’idea che la natalità si possa controllare“. Nei Paesi ad alto reddito, invece, le famiglie sono spaventate dalle prospettive economiche e dall’assenza di solide politiche di sostegno alla famiglia. Mettere al mondo dei figli, così, preoccupa. “I problemi emersi relativi alla gestione dei servizi dell’infanzia – osserva la ricercatrice della Bocconi – rappresentano un freno alla volontà di programmare la nascita di un altro figlio”.

“Anche se è difficile fare previsioni precise, uno scenario probabile è che la fecondità nel breve periodo diminuirà almeno nei Paesi ad alto reddito“, dice il professor Arnstein Aassve, docente di demografia.