Dopo la chiusura della Russia, quale sarà il futuro delle adozioni internazionali negli USA?

downloadIl 7% dei minori  adottati dalle famiglie americane proviene  dalle adozioni internazionali, ma adesso che la Russia ha chiuso le porte alle adozioni d’oltre oceano, le famiglie adottive e le agenzie USA si preparano a rivolgersi ad altri paesi.

Le adozioni internazionali degli americani sono però incappate in un trend negativo negli ultimi anni: per una lunga serie di fattori economici (e i prolungati tempi d’attesa) erano scese del 16% nel 2011 e del 60% rispetto alle 23 mila del 2004, l’anno più attivo nel campo nella storia americana.

La chiusura di Putin porta con se conseguenze a dir poco drammatiche: più di 60 mila minori erano stati adottati negli ultimi vent’anni da famiglie statunitensi e secondo le nuove statistiche i paesi che sostituiranno gli orfanotrofi russi saranno, in ordine d’importanza, alcuni paesi africani, la Cina per i bambini special needs, la Corea del Sud e l’Ucraina.

La grande esplosione di adozioni, secondo molti esperti, verrà dall’Africa che già nel 2009 rappresentava il 22% delle adozioni internazionali degli americani.

I paesi più ricercati sono il Sudafrica, la Repubblica Democratica del Congo, il Ghana, il Kenia e la Costa d’Avorio.

Le adozioni dall’Etiopia, invece, hanno raggiunto un’ empasse, scendendo rapidamente dalla vetta di 2,511 orfani raggiunta nel 2010, mentre il governo locale rielabora la sua struttura legale.

La Cina ha visto, nel 2012, 2584 adozioni, un numero esiguo rispetto al record di 8000 di qualche anno fa dovuto alle prolungate attese (5 anni di media per un neonato) e la nuova politica del governo di Pechino, che offre agli americani soprattutto bambini special needs o in età scolastica.

Seguirà l’Etiopia, grazie ai brevi tempi d’attesa, 1727; la Corea del Sud, grazie alle cure fornite ai minori abbandonati ed alla possibilità di venire spesso a conoscere l’identità dei genitori biologici, 736; i bambini adottati dall’Ucraina l’anno scorso sono 732, ma il numero tenderà a salire.

A seguire ci saranno poi le Filippine, l’India, la Colombia, l’Uganda e Taiwan.