E un giorno siamo diventati genitori a tempo

handsWEB200

Riportiamo questo articolo di Giampaolo Cerri, pubblicato su Donna Moderna del 29 aprile, sul tema dell’affido.

 

Ogni mattina do il biberon e cambio il pannolino a una bimba di 8 mesi di cui fra un anno , e per tutta la vita , non sapere più niente. E mia moglie con me. Una bambina bellissima, con occhi neri e profondi che si accendono, immensi come fari, su ogni mia mattina. La coccolo, le mordo i piedini, le faccio il solletico , rido con lei , gioisco dei suoi progressi e a sera, di ritorno, mi informo se ha mangiato e se ha fatto la cacca.

La chiamerò Paola, così l ‘ avrei chiamata se fosse stata mia figlia . Non lo è , perché è arrivata ad agosto, in affido : abbandonata alla nascita sotto peso , tutta naso e occhi , pareva la figlia di Homer Simpson , mentre oggi mi sembra più bella dei miei 5 figli naturali.
Per Paola il Tribunale dei minori sta già individuando una famiglia adottiva e da un giorno all’altro la accompagneremo a conoscere i nuovi mamma e papà , affiancheremo i suoi genitori per alcuni finesettimana , solo chiamandoci per nome, evitando di fare domande sulle nostre reciproche vite, perché l ‘ anonimato deve essere custodito . Poi li saluteremo, e con loro Paola, nostra figlia seppure per pochi mesi. Misteriosamente la sua vita si è incrociata con le nostre e altrettanto misteriosamente se ne separerà. Con mia moglie Grazia, 5 anni fa , dopo 22 di matrimonio e 5 figli , ci siamo trovati, quasi per caso, a entrare in contatto con l ‘ esperienza dell ‘affidamento familiare. Alcuni cari amici c’ erano finiti dentro, mani e piedi, ed erano felici, malgrado sulle loro vite si fosse abbattuto uno tsunami: 2 fratellini problematici che, nel paziente affetto di quei genitori in prestito, avevamo visto rifiorire. Fare da zii a quei 2 splendidi figli del Maghreb , che la fantasia mi fa chiamare Ali e Abel , ci convinse che anche la nostra affollata famiglia e la nostra normalissima casa potevano aprirsi all’accoglienza, così come le nostre vite .Cominciammo il percorso con un’ associazione di Como, Cometa, frequentando gli incontri di mutuo-aiuto della quarantina di famiglie affidatarie che ne sono parte.

Facemmo la necessaria formazione perché, anche se si è già genitori sperimentati , accogliere un bambino non è una passeggiata . Incontrammo gli psicologi dell ‘ associazione che , con delicatezza, vagliarono il nostro desiderio , o meglio ci permisero di andarci
a fondo, per capire se non sublimasse altro. Perché la vita di un piccolo , spesso segnata da esperienze difficili , non può diventare un pretesto, neppure per il più alto e nobile degli scopi.

Poi, un giorno di maggio di 3 anni fa, incontrammo i servizi sociali a Milano e parlammo di Mustafa, altro nome di fantasia, 4 anni e una sfilza di problemi che a noi sarebbero occorse 7 vite . Sembrava fatta : chiamai mia madre per dirle che era di nuovo nonna . Poi , come spesso accade , fu scelta una soluzione diversa e di Mustafa, di cui mi sentivo già padre e che già mi figuravo fin nel taglio degli occhi , non sapemmo più niente. Stavamo imparando l ‘ affido senza averlo ancora sperimentato: dare senza pretendere di avere qualcosa indietro. Di li a pochi giorni , uno sconosciuto ricciolo biondo di 2 . anni faceva volare pezzi di pane nella nostra cucina: era Filippo,
chiamiamolo così . Sua mamma aveva vissuto una difficoltà profonda, il padre li aveva lasciati , la vita era andata a rotoli.
Lui, a casa nostra, se ne stette zitto per un po’ di giorni, bevendo solo gran biberon di latte , che io di nascosto drogavo abbondantemente di miele d’acero. Parlò all’improvviso, come se fosse sempre vissuto con noi . Oggi che di anni ne ha 5, Filippo ha il nostro accento toscano, pur essendo lombardo al 100%% . Dopo i primi incontri, in uno spazio protetto perché la nostra identità doveva rimanere nascosta, abbiamo spento la quinta candelina, tutti insieme con la mamma naturale , in una singolarissima famiglia allargata.

Lamadre di Filippo sta superando i suoi problemi, riordinando la vita . A breve lui tornerà da lei , che ci ha già chiesto di restare, comunque, nella vita del figlio. In quella di Michelle ci siamo da 3 anni . E lei nella nostra. All’inizio pesantemente, sentendosi già una donna a 12 . anni. Ovvio che non lo fosse , nonostante la vita le avesse chiesto tanto e non ha ancora terminato . Dopo un anno, Michelle ha smesso la corazza che aveva indossato e accantonato l’ansia di dimostrare d’essere indipendente dal mondo . Ci abbraccia
e ci manda a quel paese come fanno gli altri figli della sua età, Mariapia , 13 anni , e Giancarlo, 11. E come hanno fatto, alla loro età, Martina, oggi 25enne e fresca di nozze, e Antonio e Francesco , di 22 e 23 anni.A loro, i figli biologici, non abbiamo chiesto il permesso di dilatare i confini di una famiglia già così estesa. Sapevamo, per averlo visto altrove, che aprirsi fa crescere e abbiamo scelto i anche per loro. Abbiamo tolto quantità al nostro tempo con loro, ma la qualità è aumentata, per tutti.
Sono cresciuti i nostri figli e cresciamo noi , anche a 5o anni. Non manca la fatica, intendiamoci, però la vita – con mia moglie ce
lo diciamo spesso – ha da esser vera e non necessariamente facile.

 

AIUTIAMO I BIMBI SPECIALI A TROVARE UNA FAMIGLIA

Beatriz , nome di fantasia per indicare una bimba colombiana di 7 anni , soffre della Sindrome di Kabuki , un ritardo dello sviluppo psicomotorio. Un piccolo cambogiano di 5 anni ,che chiameremo Cao, ha una retinopatia, essendo nato prematuro . Daremo invece il nome di Tatiana alla piccola di 7 anni che vive in Moldova e fa i conti con un problema cardiaco. Beatriz, Cao e Tatiana sono 3
del 146 bambini per i quali l’Associazione Amici del bambini-AIBI cerca una famiglia adottiva. “Bimbi speciali”, li chiama l’associazione nata nel 1983 a Milano e diffusa in tutta Italia ( www.aibi.it ): vale a dire con piccoli problemi fisici o psichici, o semplicemente più grandi di età o parte di un gruppo numeroso di fratelli. Per aiutarli a trovare una casa, Stroili Oro e Chicco hanno creato un piccolo gioiello: un braccialetto con un fiocco in argento.
In vendita a 15 euro nelle gioiellerie Stroili Oro e nei negozi Chicco, ogni “Chicco della felicità “, così si chiama il bracciale, aiuterà Ai.Bi. nell’attività di informazione, formazione e accompagnamento all’adozione . «Irisultati sono straordinari » dice Marco Griffini, presidente Ai.Bi. «Grazie a questo progetto , dal 2011 a oggi è stato possibile contribuire all’adozione di 553 ‘bambini speciali “: circa il 75%% del totale delle nostre adozioni».

 

 

5 DOMANDE PER CAPIRE CHE COS’E’ L ‘AFFIDO?
l’accoglienza, da parte di una famiglia o di un single, di un bambino che non può temporaneamente essere accudito dai genitori. Le legge 149 del 2001 esclude che un piccolo sia dato in affido per la povertà della famiglia . E stabilisce che i bambini siano sempre ascoltati da uno psicologo quando hanno più di 12 anni o sono in grado capire la situazione.
Secondo gli ultimi dati del ministero del Welfare in Italia sono circa 15.000 i piccoli in affido in famiglia.
CHI LO DETERMINA?
I servizi sociali del Comune con li consenso della famiglia di origine . Se i genitori si oppongono o c’ è serio pericolo per i bambini (gravi trascuratezze, abusi, violenze), interviene d ‘ autorità il Tribunale dei minori.
QUANTO DURA?
La legge prevede 24 mesi , rinnovabili se la famiglia d’origine non ha superato le difficoltà. Durante questo periodo il bambino affidato incontra regolarmente i genitori , in genere una volta alla settimana . Mentre con l’adozione si interrompe ogni tipo di rapporto
fra il piccolo e la madre e il padre naturali.
COSA FANNO I GENITORI AFFIDATARI?
Crescono il bambino , si prendono cura della sua salute e provvedono alla sua istruzione. Per questo ricevono un contributo spese mensile che varia da Comune a Comune :si va dai 250 ai 480 euro. Mamme e papà affidatari devono rivolgersi ai servizi sociali per ogni decisione straordinaria, come un ricovero o una vacanza all’estero.
A CHI RIVOLGERSI SE SI VUOLE PRENDERE UN BAMBINO IN AFFIDO?
Ai “servizi affidi” comunali o a una delle 369 associazioni italiane (www.tavolonazionaleaffido.it). Propongono una serie di incontri formativi , con esperti e psicologi ,per prepararsi all’accoglienza.