Ecco perché la Lombardia è in testa al calo delle adozioni internazionali: stanziati 3 milioni per la procreazione assistita, ma euro zero per l’adozione di minori stranieri

riproduzione350Tre milioni di euro destinati alla costituzione di una rete per la procreazione medicalmente assistita, quando ne basterebbe un terzo e si potrebbe rendere l’adozione internazionale pressoché gratuita per tante coppie disponibili ad accogliere un figlio abbandonato: non si può certo dire che le politiche familiari della Regione Lombardia siano particolarmente illuminate.

La delibera con cui la Giunta regionale ha stanziato le risorse attinte dal Fondo per le tecniche di procreazione medicalmente assistita, per il periodo 2011-2013, risale ormai a qualche anno fa, ma riemerge oggi in tutta la sua irragionevolezza. E suona come un ulteriore sfregio a tutte quelle aspiranti coppie adottive che sono costrette a “fuggire” dall’adozione, per mancanza di fondi, sostegno, e di una cultura dell’accoglienza che le sappia valorizzare quale preziosa risorsa sociale. E se la crisi che sta colpendo in modo particolarmente duro il settore delle adozioni in Lombardia, fosse da ricondurre proprio a queste politiche un po’ strabiche dell’amministrazione locale?

Secondo i dati della Commissione per le Adozioni Internazionali, infatti, dal 2010 si è registrata una drastica diminuzione del 33,3% nel numero di coppie lombarde che hanno fatto richiesta di adottare, mentre il numero di bambini adottati è calato del 38,5%: in altre parole, la Lombardia ha perso, nel giro di quattro anni, un terzo delle coppie adottive e più di un minore adottato su tre. Di fronte a un dato come questo, viene inevitabile chiedersi: e se i tre milioni spesi per sostenere le pratiche di procreazione assistita fossero stati impiegati per sostenere le famiglie intenzionate ad adottare?

Sebbene la crisi delle adozioni colpisca a livello nazionale, infatti, non si può non notare come l’inizio di questo crollo, per la Regione, sia coinciso proprio con la decisione di investire nella procreazione assistita. Se a questo si aggiunge che, negli ultimi anni, alle adozioni non sono stati mai destinati fondi significativi, i protocolli con gli enti autorizzati sono stati abbandonati e non sono mai state realizzate campagne di promozione e sostegno all’adozione adeguate, il sospetto che certe scelte abbiano pesato su questa inarrestabile “fuga” delle coppie dall’adozione si fa ancora più concreto.

C’è poi un elemento che dovrebbe far riflettere, circa la scarsa efficacia di queste tecniche artificiali di riproduzione. Da una relazione del Ministero della Salute del 2012, relativa allo stato di attuazione della legge 40 sulla procreazione assistita, si evince che nel 2010, su 90.944 cicli iniziati, sono  state ottenute 15.274 gravidanze, di cui 1.737 perse al follow–up (11,4%); dalle restanti 13.537 gravidanze monitorate, sono nati vivi 12.506 bambini. In altre parole, l’efficacia delle tecniche procreative si è assestata sul 13,7% del totale, il che rende – di converso – la pratica fallimentare nell’86,3% dei casi. Se non siamo di fronte a una “fabbrica delle illusioni”, poco ci manca.

Sull’altro fronte, invece, i numeri che riguardano le adozioni internazionali in Lombardia sono inequivocabili: la percentuale di “successo” è del 99%. Secondo la relazione presentata alla Camera dai Ministri Annamaria Cancellieri ed Enrico Giovannini il 16 dicembre 2013, sullo stato di attuazione della legge 149 in materia di adozione e affidamento dei minori, tra il 2003 e il 2011 i procedimenti civili in Regione sui casi di fallimento adottivo sono stati solo 44, dei quali 38 riguardavano le adozioni internazionali; incrociando il dato con il rapporto della Commissione per le Adozioni Internazionali, secondo cui il numero di minori adottati da coppie lombarde – nello stesso periodo – è stato di poco inferiore ai 6.000, si ottiene una percentuale di “restituzioni” inferiore all’1%. Un nulla, praticamente.

Il 13% di successo, contro il 99%. Un bambino “creato”, con grande dispendio di risorse pubbliche e private, contro uno abbandonato, che potrebbe essere prelevato da un istituto a costo zero e accolto presso una delle tante famiglie disponibili all’adozione. E la Regione Lombardia che fa? Trascura il grande bacino dell’abbandono – che conta centinaia di milioni di minori in tutto il mondo – per investire sulla “fabbrica” dei bambini. Questo, peraltro, con il supporto di alcuni magistrati del Tribunale di Milano, che di recente sono arrivati persino ad avallare – di fatto – pratiche discutibili come la maternità surrogata.

Insomma, la Lombardia – considerata il motore economico del paese – sarà pure all’avanguardia su tanti aspetti, ma per quanto riguarda la promozione della famiglia e la lotta contro l’emergenza abbandono, ha ancora molta strada da fare.