Eccoli: sono nati i Neet, i figli della crisi

GIOVANISono quasi 10 milioni gli italiani sotto la soglia di povertà, pari al 15,8% che vuol dire 3 milioni e 232mila famiglie. Gli individui che versano in condizioni di povertà assoluta sono 4,8 milioni e a pagare il prezzo più alto di questa situazione di crescente degrado sociale sono come sempre i minori e i giovani.

Quasi un quarto dei ragazzi tra i 15 e i 29, infatti, non studia e non lavora. Sono circa 2 milioni e 250mila, il 23,9% del totale, i giovani compresi in quella fascia d’età che risultano fuori dal circuito formativo e lavorativo. Vengono definiti Neet, ragazzi non iscritti a scuola, non in formazione né al lavoro, e costituiscono uno dei principali sintomi della povertà sempre più diffusa in Italia. Ugualmente drammatiche le cifre sul lavoro minorile che, nel 2013, ha impiegato circa 260mila minori di 16 anni.

A pubblicare questi dati è stato il Censis che li ha recentemente presentati alla commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza nell’ambito dell’indagine sulla povertà minorile. “Dati drammatici – commenta la presidente della commissione, l’onorevole Michela Vittoria Brambillache in qualsiasi altro Paese avrebbero prodotto una risposta in termini di governo. Qui denunce ed appelli per aumentare, e non tagliare, le risorse destinate al sociale cadono nel vuoto”.

Il 14,5% delle famiglie italiane risulta “economicamente deprivato”. Tra queste, secondo il Censis, dove ci sono 3 o più minori, il 30,1% degli individui “non riesce a fare un pasto adeguato almeno ogni 2 giorni”, il 31,5% “non riesce a riscaldare adeguatamente l’abitazione”, il 32% “ha arretrati per mutuo, affitto, bollette o altri debiti”. Più della metà di questi nuclei familiari “non riesce a sostenere spese impreviste di 800 euro” (il 56,4%) e “non può permettersi, in un anno, una settimana di ferie lontano da casa” (il 63,2%).

“Questi dati – afferma la Brambilla – dovrebbero far riflettere e suscitare in chi governa un forte allarme e una risposta immediata ed energica. Negli ultimi mesi, invece – denuncia ancora la presidente della commissione per l’infanzia e l’adolescenza – , l’esecutivo è riuscito addirittura a ridurre i fondi destinati alla tutela della famiglia e dei minori. Continuare su questa strada non solo vuol dire negare a centinaia di migliaia di giovanissimi le possibilità cui hanno diritto, ma, letteralmente, rubare futuro al Paese”. Occorre quindi, per la Brambilla, un  netto cambio di politica e di valutazione di quelle che sono le priorità del nostro Paese, soprattutto alla luce del fatto che, mentre peggioravano tutti gli indicatori della crisi e le denunce e gli appelli della commissione per l’infanzia sembravano cadere nel nulla, “l’Italia ha speso 3,4 miliardi di euro per gli aerei militari”.

 

Fonte: Asca