Firenze. Ardizzi “L’adozione è e resta “un bene per tutti”.Per questo la prima sfida è continuare a crederci veramente”

 “Ancora oggi l’adozione internazionale mostra tutta la sua bellezza ed il suo altissimo valore umano, sociale e culturale, sia personale che pubblico. È e resta “un bene”. Per questo la prima sfida è credere nell’adozione internazionale, continuare a crederci veramente“. Pietro Ardizzi, portavoce del coordinamento di enti autorizzati “Un bene per tutti”, al convegno di Firenze lo scorso 19 ottobre.

E’ questo l’appello e l’impegno lanciato da Pietro Ardizzi, portavoce del coordinamento di enti autorizzati “Un bene per tutti“, intervenuto al convegno  promosso dalla Commissione Adozioni Internazionali venerdì 10 ottobre “L’accoglienza di bambini in stato di abbandono nel mondo: strumenti giuridici a confronto” nell’ambito della tavola rotonda “Le nuove sfide dell’adozione internazionale: il punto di vista degli operatori”.

Sebbene il “sistema-Italia” delle adozioni internazionali, nonostante i suoi 20 anni, sia ancora apprezzato dalla comunità internazionale, il pieno funzionamento della normativa in vigore esige la massima collaborazione e sinergia fra i soggetti istituzionali che intervengono in materia di adozione – ciascuno con il proprio ruolo e funzione che la legge gli assegna –  per avviare un processo di riorganizzazione del “Sistema Italia” delle adozioni, che può essere sintetizzato in 5 interventi prioritari:

  • La legge vigente dopo 20 anni di applicazione necessita di aggiornamenti, miglioramenti e semplificazioni procedurali. Al contempo è necessario chiarire e definire la vera natura giuridica dell’ente autorizzato, ora organismo privato incaricato di pubblico servizio;
  • Le Regioni dovranno essere chiamate a svolgere il proprio ruolo all’interno del sistema. Dal 2000 ad oggi solo il 50% delle Regioni ha realizzato un Protocollo operativo. Urge una modifica che assicuri alle coppie utenti un minimo di servizi uguali in tutte le Regioni, le Regioni più virtuose offriranno servizi ulteriori;
  • Altrettanto auspicata da più parti è una razionalizzazione degli EEAA con l’obiettivo di una maggior qualità dei servizi resi alle coppie ed una omogenea presenza sia sul territorio italiano che nei Paesi di origine dei minori;
  • La trasparenza, la legalità, l’etica dell’adozione sono, oggi ancora più di ieri, valori fondamentali ed irrinunciabili che richiedono l’impegno di tutti gli attori e collaboratori del percorso adottivo.

Per una efficace riorganizzazione del “Sistema Italia delle adozioni internazionale”– chiarisce Ardizzi – è necessario intervenire sui “fronti” più delicati, come il post adozione  e il rapporto con i Paesi di origine.

La delicatezza e la complessità di questa fase esige un vero e proprio accompagnamento e sostegno nel lungo periodo, le famiglie non devono essere lasciate sole. Occorrono investimenti e formazione che favoriscano la piena sinergia tra pubblico e privato” –  e prevedano secondo Ardizzi anche  “interventi specialistici a costi contenuti con l’uso di voucher o attraverso convenzioni. “

Il rapporto con i Paesi di origine è di vitale importanza per il processo adottivo” – per questo sottolinea Ardizzi serve  – “impegno di stabile presenza e di cooperazione nei Paesi di origine, attività preziosa ma che non può sostituire funzioni e compiti propri delle Autorità competenti. Nell’applicazione e adempimento della Convenzione de l’Aja del 1993, l’attività di cooperazione mirata alla prevenzione dell’abbandono che ogni Ente è chiamato a fare resta un compito fondamentale.

Il portavoce del coordinamento di enti autorizzati “Un bene per tutti” parla, poi, della necessità di una campagna di comunicazione di rilancio delle adozioni in risposta alla perdita della cultura dell’accoglienza e dell’adozione, in particolare.  Serve un aiuto economico alle coppie adottive: un segnale forte e chiaro di sostegno all’adozione e di cammino verso la gratuità dell’unica genitorialità ancora a pagamento. 

L’attuale scenario delle adozioni internazionali ed il suo andamento spinge” – conclude Ardizzi – “a considerare, valutare e studiare nuove forme di risposta per quei bambini, che da lungo tempo in istituto, non hanno trovato famiglia che potesse accoglierli. Come per esempio: le vacanze preadottive.

Con tutte le sue difficoltà, ancora oggi l’adozione internazionale mostra “tutta la sua bellezza ed il suo altissimo valore umano, sociale e culturale, sia personale che pubblico.  È e resta – dice Ardizzi – un “bene per tutti”

Fonte Vita.it