Guatemala, la sfida dell’adozione internazionale: aspettare il figlio per 5 anni e sperare ancora

children350Li chiama “Mama” e “Papi”, e loro lo chiamano “hijo”, figlio. E mentre lui corregge il loro spagnolo americanizzato, i genitori gli insegnano l’inglese. A guardarli da fuori, sembrano una qualsiasi famiglia adottiva, peccato che abitino a quasi 5.000 km di distanza.

Geovany Archilla Rodas ha sei anni e vive in un orfanotrofio alla periferia della capitale del Guatemala. Mentre i suoi genitori statunitensi, Amy e Rob Carr, vivono nel lontano Nevada, un altro mondo. E sono gli unici genitori che il piccolo abbia mai conosciuto.

Fin da quando Geovany era piccolo, i Carr gli hanno fatto visita due volte all’anno, ogni anno. Volando dal Nevada al Guatemala anche solo per qualche giorno, per comprargli dei vestiti, raccontargli delle favole, asciugargli le lacrime e fargli il solletico fino a farlo collassare dal ridere.

Sono passati più di 5 anni da quando Amy e Rob hanno deciso di adottare il piccolo, eppure non hanno ancora idea, purtroppo, di quando – o se – potranno mai portarlo a casa con loro.

“C’è questa speranza in me che non vuole morire”, ha detto la signora Carr, “Nel mio cuore, lui è mio figlio.”

La famiglia dei Carr è solo una delle 4000 coppie americane che si è trovata bloccata, dopo che il Guatemala ha deciso, nel gennaio 2008, di chiudere il suo programma internazionale di adozione, per prevenire la dilagante piaga del traffico dei bambini. I funzionari guatemaltechi e quelli di Washington avevano promesso di elaborare rapidamente delle soluzioni per questi casi, ma le famiglie sono ancora nella stessa situazione di 5 anni fa.

Ritardi burocratici, indagini lunghe e mancanza di personale e di risorse hanno lasciato centinaia di bambini guatemaltechi bloccati negli istituti per anni. Oggi, 150 bambini – tra cui Geovany – sono ancora in attesa in orfanotrofi e case-famiglia, mentre le autorità locali stanno ancora decidendo se approvare o meno le adozioni alle famiglie degli Stati Uniti, le cui procedure erano iniziate prima del 2008.

Le adozioni in fase di stallo non si registrano solo in Guatemala. Le preoccupazioni per frode, comprese le accuse di sequestri di persona e di vendita dei bambini, hanno bloccato le adozioni verso gli Stati Uniti per mesi, a volte anni, anche da altri Paesi, quali: Etiopia, Kirghizistan, Vietnam e Haiti.

Ma il problema del ritardo delle adozioni è particolarmente grave in Guatemala, un paese di circa 14 milioni di persone, che nel 2007 è stato classificato come secondo solo alla Cina nel numero di bambini adottati dagli Stati Uniti.

Di fronte a un processo apparentemente senza fine, decine di futuri genitori hanno purtroppo abbandonato i loro percorsi di adozione.

I Funzionari del Guatemala hanno sempre dichiarato di non aver mai voluto che i bambini rimanessero negli istituti per così tanto tempo. Hanno affermato di aver dovuto indagare a fondo i casi, alcuni dei quali complicati da incongruenze, documenti falsi e storie discutibili, per garantire che i bambini non fossero acquistati o rubati da povere donne rurali. “Queste sono persone molto vulnerabili, che possono essere facilmente sfruttate”, ha detto Elizabeth Orrego de Llerena, Presidente del Consiglio di Amministrazione del Consiglio Nazionale per l’Adozione, che sta esaminando i casi di adozione.

Orrego de Llerena ha detto che le indagini, che di solito comprendono ricerche dei parenti biologici, erano necessarie per confermare che i bambini fossero stati volontariamente e definitivamente abbandonati.

Si dice che molti giudici e funzionari del welfare dei bambini in Guatemala, abbiano ritardato i casi di approvazione per la paura di maggiori controlli da parte del governo.

“Se nessuno, dopo tutto questo tempo, si è fatto avanti per dire di voler dare a un bambino una casa, credo che gli abbinamenti, che avevano fatto in precedenza, dovrebbe essere attuati”, ha detto Susan Jacobs, consigliere speciale del Dipartimento di Stato per la questione dei bambini, che si è recata in Guatemala quattro volte cercando di risolvere il blocco. “Bisogna solo decidere. Non dobbiamo lasciare questi ragazzi per sempre nelle istituzioni. Tutto ciò è semplicemente sbagliato.”

( Fonte: Start Tribune )