Haiti nel caos. Ma negli orfanotrofi sopravvive la speranza

Il Paese caraibico è stato protagonista nei giorni scorsi di diversi scontri tra manifestanti e polizia, con alcuni morti

incontri autorità con CAIHaiti è nel caos politico. Per giorni si sono susseguite violente manifestazioni di protesta, con scontri con la polizia che hanno prodotto anche qualche vittima. Negli scontri di venerdì scorso a Port-au-Prince, la capitale, sono morte 11 persone. In precedenza altre sei sono rimaste uccise in un incidente e gli uffici pubblici restano in gran parte chiusi.

Nel mirino dele proteste c’è l’attuale presidente, Jovenel Moise di cui chiedono le dimissioni. I manifestanti lo accusano di non aver aperto un’indagine sulle accuse di corruzione, rivolte all’amministrazione precedente, in merito al Petrocaribe, l’alleanza con il Venezuela di Nicolas Maduro per l’acquisto di petrolio a condizioni di pagamento favorevoli.

La situazione nel Paese è comunque critica. Perché ad Haiti non funziona davvero nulla: non c’è alcun tipo di sicurezza, non ci sono i servizi, non c’è acqua, luce, strade. La violenza e l’incertezza regnano sovrane.

Eppure suor Marcella Catozza, missionaria francescana di origini italiane che da 15 anni vive ad Haiti, spiega, intervistata da Vaticannews.va, che, nell’orfanotrofio in cui presta servizio, con 140 ospiti, la situazione è ancora di speranza: “I bambini sono sempre gioiosi, allegri, vivi, chiacchieroni e simpatici, quindi la vita qui continua a esplodere. In questi giorni abbiamo cercato di far vivere il meno possibile la tensione ai bambini, quindi abbiamo continuato il ritmo della vita dell’orfanotrofio in modo normale. Ecco, quando non potevamo uscire a causa degli scontri, il problema più grosso è stato la mancanza di acqua sia potabile, sia non potabile: avere i bambini che ti chiedono da bere e spiegare che in questo momento non ce l’abbiamo, che dobbiamo aspettare un pochino. Però – conclude suor Marcella – loro sono stati davvero molto bravi e hanno retto bene anche a questa piccola fatica”.