I dati ISTAT confermano: il Non Profit non teme la disoccupazione

istatA Roma, giovedì 11 luglio 2013, sono stati presentati i primi risultati del 9° Censimento Istat su Industria e Servizi, Istituzioni Pubbliche e Non Profit, da cui esce un quadro chiarissimo: il mondo del non profit cresce e si diversifica, la Pubblica Amministrazione si snellisce, il settore delle imprese subisce trasformazioni nel contesto della crisi e della globalizzazione.

Se, da una parte, diminuisce l’occupazione dipendente nei settori dell’istruzione e della sanità e dell’assistenza sociale pubblica (rispettivamente –10,3 per cento e -8,6 per cento), dall’altra, aumenta contestualmente nelle stesse aree economiche il numero degli addetti del non profit (+78mila nell’istruzione, +123mila nella sanità e assistenza sociale).

Ottime notizie quindi per il terzo settore, il cui ruolo è cresciuto e si è rafforzato nell’ultimo decennio. Al 31 dicembre 2011 le organizzazioni non profit attive in Italia risultano 301.191, con un incremento del 28% rispetto al 2001, anno dell’ultima rilevazione sul settore.

Il non profit cresce soprattutto nel Nord e nel Centro Italia, con punte più alte di presenza e attività in Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Lazio.

Il settore conta sul contributo lavorativo di 4,7 milioni di volontari, 681mila dipendenti, 270mila lavoratori esterni e 5mila lavoratori temporanei. Quasi la metà dei dipendenti impiegati nel non profit (46,9 per cento) è concentrata in Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna.

Anche nel tessuto produttivo italiano, il non profit occupa una posizione significativa: rappresenta il 6,4 per cento delle unità economiche attive. Il settore della cultura e dello sport assorbe il 65 per cento del totale degli enti non profit, seguito dai settori dell’assistenza sociale (con 25mila istituzioni), delle relazioni sindacali e di rappresentanza (16 mila realtà), dell’istruzione e ricerca (15mila).

Il “censimento” ha coinvolto oltre 300mila organizzazioni non profit, 13mila istituzioni pubbliche e un campione di 260mila imprese (con 20 e più addetti) e circa 190mila unità produttive di piccole e piccolissime dimensioni.

Il metodo e le tecniche delle rilevazioni sono stati molto innovativi: l’operazione censuaria è stata caratterizzata da un uso capillare del web da parte dei soggetti coinvolti nella compilazione dei questionari, e questo ha consentito la pubblicazione dei dati definitivi a distanza di soli quattro mesi dalla chiusura delle rilevazioni sul campo.

 

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