Il diritto negato di essere figlio

famiglia cristiana200Stanno avendo ampia risonanza sui media le contestazioni fatte da Amici dei Bambini su due decisioni controverse prese dai Tribunali dei Minorenni di Firenze e Roma, in merito all’idoneità all’adozione internazionale di due coppie. Tra gli articoli più interessanti, segnaliamo quello di Alberto Picci di Famiglia Cristiana, che riportiamo per intero di seguito. Le altre notizie in rassegna stampa sul sito di Ai.Bi., nel riquadro in fondo alla homepage.

 

«Avete già due figli adottati, accontentatevi!». Sembra uno scherzo ma è tristemente vero il contenuto di una decisione presa dal tribunale dei minorenni di Firenze che ha, di fatto, negato l’idoneità all’adozione internazionale a una famiglia composta da una coppia sposata quasi trent’anni con cinque figli, di cui due adottati. Quali i motivi del rifiuto? I genitori non sono all’altezza? Non hanno i requisiti psicosociali richiesti? Non hanno le possibilità economiche per garantire un futuro adeguato al nuovo arrivato? Niente di tutto questo, anzi. La coppia ha superato “a pieni voti” il lungo iter a cui i genitori adottanti sono abitualmente sottoposti. E dunque? La motivazione della decisione sarebbe nel fatto che la famiglia è già numerosa e un nuovo arrivo potrebbe scombinare gli equilibri che si sono creati. Fino a prova contraria, lo Stato dovrebbe sostenere e addirittura facilitare sia la formazione delle famiglie, in primis quelle numerose, sia i diritti dell’infanzia, sia, infine, la solidarietà sociale tra le persone: è questa la ragione che ha portato Ai.Bi. a far sentire la propria voce. «Il tribunale per i minorenni e il pm – si legge in una nota – avrebbero dovuto limitarsi alla verifica del rispetto dei requisiti di legge per l’adozione di un minore straniero evitando di compiere ulteriori valutazioni di “opportunità” che spettano solo ai privati. Non è dunque accettabile il passo in più sulla considerazione del numero di figli già presenti nella coppia, perché realizza una ingerenza incostituzionale nella vita privata della stessa».
Non solo. Ai.Bi. ha anche depositato un reclamo presso la Corte d’appello di Firenze per sostenere in via “adesiva” l’idoneità della coppia: nell’udienza dello scorso 20 novembre, ironia della sorte Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il contributo della onlus è stato reputato inammissibile dal giudice che ha confermato la decisione presa dal tribunale. Queste le parole del pm: «Perché questa coppia non riesce ad accontentarsi di quello che ha avuto e a godere di quello che ha?». Alla corte d’Appello, ora, l’ardua sentenza.

Un altro caso dei giorni scorsi ha messo in moto la “macchina” di Ai.Bi. che ha voluto contestare, tramite un esposto alla Procura generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione, “una palese discriminazione sulla base delle condizioni personali, e in particolare sullo stato di salute, nei confronti dei minori non perfettamente sani” messa in atto da un decreto di idoneità del Tribunale per i minorenni di Roma nei confronti di una coppia adottiva. Un errore imperdonabile, come se essere perfettamente sano sia condizione necessaria, richiesta e indispensabile per procedere con l’adozione. Quali requisiti, dunque, contraddistinguono un bambino perfettamente sano da uno un po’ sano, molto sano o poco sano? L’allergia, qualche decimo di miopia, un dito in meno? O altre malattie e malformazioni? Chi è perfetto? E soprattutto, chi può giudicare chi e cosa è perfetto?

Interrogativi inquietanti per rispondere ai quali, ancora una volta, basterebbe appellarsi, se non al buon senso, alla nostra tanto bistrattata Costituzione che all’articolo 3 sancisce in modo inequivocabile il principio di non discriminazione. Per non parlare della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità che stabilisce di “promuovere, proteggere e garantire il pieno e uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto della loro intrinseca dignità”.

Rimandendo in tema di adozioni riportiamo una notizia rilanciata da diversi organi di stampa, italiani e internazionali: a quanto pare allo stato attuale solo i cittadini italiani possono adottare bambini russi poiché l’Italia ha in primo luogo un accordo bilaterale con la Russia, poi come ricordato dal difensore civico dei diritti del fanciullo presso il Cremlino, “non riconosce i matrimoni tra le persone dello stesso sesso e, quindi, non c’è bisogno di modificare il trattato esistente”. E ancora: “Non è colpa nostra – ha sottolineato l’uomo – Abbiamo una priorità di adozione nazionale”. Tira aria di Guerra fredda dei diritti umani…